sabato 23 agosto 2008

Colaprico, L'uomo cannone

L'ispettore Bagni si trova tra i rifiuti, quelli che valgono oro. I materiali speciali per i quali al mondo non c'è più posto, che dai canali legali di smaltimento passano solo a condizione di tempi lunghi e costi astronomici, e che alimentano un illecito dove un container gettato al largo nell'oceano, vale più della vita di molti uomini. Sono le "ecomafie" che passano attraverso l'immondizia, il traffico illecito di animali, il lavoro nero, gli incendi boschivi, l'abusivismo edilizio, i grandi ecocrimini, tutti temi protagonisti della collana di noir Verdenero. In L'uomo cannone di Piero Colaprico, (Edizioni Ambiente, pagg. 168, 10 euro) compaiono carichi di mercurio seppelliti nei campi attorno a Milano, che quando riaffiorano uccidono uomini e animali. C'è un asse dei traffici Italia-Africa difeso con le mitragliatrici. Ci sono due fratelli antitetici nella loro assenza di morale che li rende speculari e identici, cancellando le distinzioni che possono giustificare il buon fine di un'azione. C'è un ispettore Bagni che - rispetto a come lo si era conosciuto in "Trilogia della città di M." e "La donna del campione" - sembra essersi immerso in una improvvisa voglia di buonismo e di correttezza ad ogni costo. 
E' lo stesso Bagni il cui nome si incrocia appena nella storia di Joan Lovinescu, che si racconta (che Colaprico racconta, mettendogli alle costole un poliziotto) in Manuale di sopravvivenza per immigrati clandestini (Rizzoli, pagg. 176, 14 euro). Tra pedinamenti, report e pensieri sparsi, si incrociano due storie di vita. Da un lato la giornata di lavoro milanese di un rumeno senza dimora regolare. Lavoro, soldi, affetti di un uomo che si ostina a volersi guadagnare di che vivere anche facendo il giro dei posti di accattonaggio, che lesina il centesimo per poter fare una telefonata, che vive nella barachina su cui incombono gli sgomberi, e non sa di essere osservato in ogni minuto del suo sopravvivere. Dall'altro uno sbirro la cui vita sta franando. Moglie, amante, lavoro, nulla più da salvare, se non un po' di saggezza di quando, senza accorgersene, ha assaporato qualcosa da tenere con sé: "... nella vita si soffre solo per amore, il resto sono preoccupazioni". 

La colonna sonora di questo post è qui. La giusta gradazione di nero. 

1 commento: