sabato 27 dicembre 2008

Liza Marklund, Il lupo rosso


Annika Bengzton, reporter di punta della Stampa dell'Express di Stoccolma, è l'investigatrice protagonista dei romanzi della svedese Liza Marklund, a sua volta giornalista e presentatrice televisiva, ambasciatrice dell'Unicef e autrice di documentari, molto attiva nella difesa dei diritti delle donne nel suo paese. Un personaggio irrinunciabile anche in quest'ultimo Il Lupo Rosso (Marsilio, pagg. 494, 19 euro), dove la giornalista cerca di indagare su un vecchio attentato terroristico rimasto irrisolto. La sua fonte viene uccisa prima che riesca a parlarci, così le ricerche di Annika - trentacinque anni, un matrimonio in difficoltà e due bambini da accudire - la portano fino a un uomo che sta cercando di ricreare un gruppo del suo passato: nella analisi di questa scelta folle e fanatica, la Marklund cerca le ragioni delle scelte estreme. 
Il terrorismo è il tema di fondo di questo romanzo, in cui si incrociano molte altre questioni, alcune legate alle scelte quotidiane di ognuno di noi. L'interesse per i fatti di cronaca è il dato di partenza della tua ideazione di una trama?
"Io ho uno scopo: voglio cambiare il mondo. Così in ogni mio romanzo c'è un argomento di fondo che deriva dalla storia. Qui abbiamo il tema della casa, della propria appartenenza, non solo spirituale ma anche al sé, alla propria dimensione. Il rischio è di trovare tutto questo al di fuori della società. Nei romanzi mi interessa scrivere qualcosa che non si vede subito, ma che si percepisce strada facendo". 
La solitudine dei bambini di oggi è un altro aspetto che affiora dalle pagine. Quale ascolto possono trovare?
"Il male nasce dal desiderio di potere, e il bambino è la persona che ha meno potere di tutti. E' un desiderio che conduce verso la violenza: gli adulti malvagi sono spesso stati bambini che non avevano potere, che sono stati ignorati dagli adulti. E' questo che mi interessa descrivere. Con i bambini occorre avere molto dialogo, spiegare loro le differenze, aprirgli gli occhi fin da piccoli su tutto, anche su come vengono trattate le donne ovunque, sul fatto che non vengono trattate bene da nessuna parte, nemmeno in Svezia o in Italia. La famiglia è uno dei passaggi fondamentali per sviluppare la capacità di giudizio e l'idea di appartenenza, per non sviluppare un senso di esclusione dal mondo. Invece ci sono persone che ritengono di poter essere forti anche da sole, senza bisogno di condivisione o di comunanza di desideri, ma è sempre un errore".
E' più pericolosa la violenza fisica o quella psicologica?
"Sono ossessionata dal potere. In questo libro in particolare voglio inquadrare cosa succede quando una persona di potere viene ricattata per il suo passato, trovandosi in una situazione in cui potrebbe abusare della propria posizione. E' una forma di violenza inconscia, che ti toglie il terreno sotto i piedi".

La musica è Miss Sarajevo degli U2, con Brian Eno e Luciano Pavarotti

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