martedì 23 dicembre 2008

Sharon Bolton, Sacrificio

Le isole Shetland, viste solo da lontano per non farsi influenzare da un ambiente diverso dall'immaginario. Una leggenda secondo la quale le donne venivano rapite per essere costrette a procreare, e poi uccise. Un incipit nato la notte di Capodanno in Austria, osservando le persone che ballavano sulla neve. Il Sacrificio che dà il titolo al romanzo di esordio di Sharon Bolton (Mondadori, pagg. 442, 19 euro), è esattamente questo: "Per ogni bambino che nasce, una donna deve morire". Nella trama, che procede con una scrittura piana e regolare, si mescolano leggende nordiche e situazioni claustrofobiche, in una fusione stilistica che parte dal thriller e procede verso il fantasy e il genere medico-esoterico. 
Questa contaminazione era già nell'intento iniziale del libro?
"No, non l'ho fatto coscientemente. C'era una storia che volevo scrivere, partendo dalla leggenda, che però tenesse sotto controllo l'elemento soprannaturale. Ho cercato di controbilanciare gli aspetti medico-scientifici con la cultura legata alle rune, per esempio, l'alfabetico celtico utilizzato nel romanzo per incidere i segni sulla schiena delle donne uccise".
Le donne sono coinvolte nel momento di maggiore vulnerabilità. C'è una sorta di identificazione in questo?
"Quando si scrive il primo libro penso che sia inevitabile identificarsi con almeno un personaggio. Io ero incinta, dopo aver superato molte difficoltà per portare avanti la gravidanza, e sapevo bene cosa significava desiderare un figlio e far fatica ad averlo. Ho cercato di raccontare una donna ideale, ma le ho trasmesso anche molti dei miei difetti".
La scelta di ambientare il romanzo su un'isola, deriva anche dal voler accentuare il senso di claustrofobia?
"L'isola è un mondo a parte, che ha regole sue. I suoi abitanti spesso si vedono come indipendenti e distanti rispetto a chi vive sulla terraferma, e quando qualcuno arriva da fuori si trova calato in questa dimensione. Le Shetland sono un posto ancora più particolare, con case minuscole, piccole strade e luoghi che non permettono di nascondersi, tantomeno di fuggire. Erano il posto ideale per ambientare Sacrificio"

Eccoli, questi paesaggi nordici, cantati da Björk

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