martedì 24 marzo 2009

Stendhal, Viaggio in Brianza

Un "turismo sentimentale" che ha toccato Giussano, Inverigo, Asso, i laghi del Segrino e di Pusiano, Oggiono e Monticello, per finire a Desio con una variazione al percorso. Un viaggio che Stendhal ha vissuto profondamente e tradotto in uno dei suoi migliori diari, il Viaggio in Brianza dell'agosto 1818. Uno scritto brevissimo e godibile, che l'Associazione Culturale Brianze ha ristampato (77 pagg., 5 euro) a oltre quarant'anni dall'ultima edizione, aggiungendo un'operetta quasi sconosciuta, Il forestiere in Italia, ambientata a Desio, e precisamente a Villa Traversi nel 1816, e rimasta incompiuta. Per il romanziere francese, questa tappa corrisponde agli incontri con Matilde Dembowski Viscontini, uno dei suoi più tormentati amori milanesi.
Nel Diario Stendhal ha racchiuso i suoi ritratti della Brianza, attraverso scorci anche minimi, ma elevati dal respiro ampio della sua scrittura. Racconta attraverso il suo punto di vita, elenca pregi e difetti di un ambiente naturale che, in alcuni rari tratti, è ancora riconoscibile. Definisce "morta" l'acqua del lago del Segrino, "incantevole" la vista di quello di Pusiano, si abbandona in considerazioni ironiche, omaggia la Brianza e la sua tradizione paesaggistica, indica la capacità di valorizzarla come misura della civiltà di chi la vive. I boschi diventano così paesaggi dell'anima, in questa celebrazione che - nella migliore tradizione del grand tour ottocentesco - diventa il resoconto di una esperienza sentimentale, di un momento di contemplazione, dell'ammirazione di valori non più astratti. I momenti reali si confondono con i ricordi, le immagini imprigionate nella mente, le memorie non scritte. Perché, come scrive Stendhal, "un diario simile è fatto soltanto per chi lo scrive".

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