giovedì 3 settembre 2009

Scrivere zen


Natalie Goldberg lo ha pubblicato nel 1986, eppure i suoi vent'anni di letture e ripubblicazioni li porta egregiamente. Scrivere zen, continuamente ristampato da Ubaldini Editore (170 pagg., 12 euro), è ancora oggi uno dei migliori libri di approccio alla scrittura. Parlo di libro e non di manuale non a caso, perché si tratta di una lettura da cui emergono insegnamenti concreti, che sono però il risultato di un modo morbido di avvicinare le cose che ci circondano, e di guardarle da un punto di vista che abbiamo a portata di mano, ma che magari non riusciamo a cogliere senza un preciso stimolo. In questo periodo sono molto orientata verso il tema della scrittura più che della lettura, e da queste pagine sono usciti spunti notevoli. Scrivo ogni giorno, da anni. Centinaia di righe motivate o svogliate, schemi ricorrenti e contenuti precisi ma quasi privi di libertà stilistica. Quello che cerco nei libri di questi giorni è un altro tipo di scrittura, quella capace di farti confrontare le cose, ti tirarti fuori un pensiero che non sai mettere a fuoco, di farti stare bene. La scrittura come atto terapeutico la definisce Elisabetta Bucciarelli nel titolo di un saggio pubblicato da Calderini nel 1996, con un impianto che regge ancora oggi in molti suoi passaggi.
Ho preso nota degli esercizi che la Goldberg suggerisce, o che mi sono venuti in mente leggendo questo suo avvicinarsi con delicatezza alle cose che la circondano, per poi trovare la chiave con cui raccontarle.

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