lunedì 9 novembre 2009

Andrej Longo, Chi ha ucciso Sarah?


Quella di Andrej Longo è una Napoli diversa. Esce dagli stereotipi ormai avvitati attorno alle stesse immagini, e si fa vita di tutti i giorni, storie minime, dialoghi veloci. Con il ritmo della sua parlata, porta dentro le case e la Questura, dove si incontrano una madre apprensiva e un giovane poliziotto. Un commissario piegato da un unico e irrimediabile errore, una famiglia che cerca l'impossibile accettazione della perdita di una figlia. In Chi ha ucciso Sarah? (Adelphi, 177 pagg., 17 euro) un ingenuo Acanfora vede per la prima volta gli occhi gelidi di chi è rimasto senza vita, sbatte il muso contro quell'indifferenza che non ti aspetti. Almeno non così, non fino a questo punto. La Napoli di Andrej Longo porta al Vomero e alla Sanità, in mezzo alla criminalità (non organizzata) e alla ricchezza che guarda la città dall'alto della collina. Fa respirare la compassione e il distacco. E' la stessa Napoli sempre pronta a stupirsi e a farsene una ragione di Più o meno alle tre (Meridiano Zero, 2002), di Adelante (Bompiani, 2003), di Dieci (Adelphi, 2007): caleidoscopica, mutante, fatalista, scaltra. Buona.

Con questo romanzo ti avvicini, apparentemente, al poliziesco. Ti serviva per questa storia o avevi voglia di misurarti con il genere?
Fondamentalmente mi serviva per questa storia e non m'interessava misurarmi con il genere, anche perchè amo più il noir del giallo. Tuttavia, essendo anche uno scacchista, un certo fascino l'ho provato a intrecciare tutte le tessere del mosaico.

Perché gli anni Novanta e non oggi? Solo per il piacere di spendere ancora le diecimila lire e non sentire suonare i telefonini o c’è altro?
La prima ragione è che il libro non parla di Napoli. Se avessi ambientato la storia ai giorni nostri si sarebbe pensato (un po' semplicisticamente) alla Napoli di oggi, degradata e indifferente. Invece il problema della paura, la paura del diverso, dell'indifferenza e della solitudine sono tematiche molto attuali oggi in Italia, soprattutto al centro nord. E quindi pur ambientando la storia a Napoli e negli anni '90 ecco che ugualmente potevo parlare dell'Italia di oggi. La seconda ragione è che invece il libro parla di Napoli, ma più che raccontare la Napoli di oggi, prova a raccontare, seppur in maniera sommaria, perchè si è arrivati a questo. Cioè per la nullità della borghesia napoletana che mai si è esposta in prima persona e che anzi, spesso, si è legata al carrozzone della politica e al business della camorra. E poi, non ambientandola ai giorni d'oggi, c'era la possibilità di raccontare la storia di un ragazzo che si ribella a un mondo fatto di compromessi e di falsità.

Tra le tante facce dell’indifferenza, quale ti interessa più raccontare?
L'indifferenza ha varie sfaccettature. Oggi secondo me è interessante la chiusura che le persone hanno, la difficoltà di comunicare, la conseguente solitudine: una sorta di eutanasia dell'anima che riguarda tutti. Ma l'anima, l'uomo, è nato per stare in mezzo ad altri uomini, è nato per comunicare e perciò ne soffre. Questa forma di indifferenza è molto tipica dei giorni nostri e crea un malessere diffuso. Tra l'altro anche l'economia e la politica prediligono uomini solitari, più timorosi e più facilmente manovrabili perchè soli. Tutti soli e tutti uguali. Perciò tutti indifferenti. E sofferenti proprio di questo.

9 commenti:

  1. Recensione e intervista molto migliori del libro - ma questa non è una notizia, per quanto riguarda il blogghetto della Pioppi. Brava.

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  2. Caustico e severo Ohannes, il panorama è triste e in pochi si lasciano leggere, di questi tempi. Dei Gomorra non se ne può più, apprezzo chi sceglie prospettive diverse e non si avvita nella scrittura che fa troppo mostra di sé e occulta le storie. Longo è trasparente, diretto nel suo voler raccontare quello che racconta. Soldi non buttati, mon cher.
    Ed infine, che tu mi legga mi lusinga molto, ma già te lo dissi

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  3. Concordo con ohan, che ho seguito e che ho imparato ad apprezzare. La Signora Paola è troppo democratica ultimamente. Rimanere soli e fuori dal coro è in effetti una scelta per pochi. Non si può chiederle questo, lo capisco.
    Con amicizia
    Claudio.

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  4. Suggerisco vivissimamente P. Ronco, Corpi estranei, Bologna, Perdisapop, 2009 - e anche E. Mearini, 360 gradi di rabbia, Milano, Excelsior 1881 (meno rilevante, discreta lettura tuttavìa)

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  5. Caspita... questo attacco su due fronti mi obbliga a un esame di coscienza e a un confronto con i precedenti contenuti... Sarà motivo di seria riflessione da parte mia nelle prossime ore. So già che arriverò a concedervi qualcosa, e a continuare a difendere qualcos'altro. Ma la questione non è stare dentro o fuori dai cori, aspetto di cui non mi curo.... E' cedimento di altro genere, la non rinuncia a qualcosa che sta a portata di mano. Cercherò di non farlo più :-)
    Comunque grazie a entrambi

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  6. si potrebbe chiedere a longo a chi si è ispirato? A un fatto di cronaca dell'agosto 1993 forse, avvenuto a napoli ? Ne sembra infatti la pedissequa riproduzione...chi ha curiosità imposti sul motore di ricerca napoli agosto 1993 deborah pellecchia. Troverà due articoli del corriere e di repubblica che sembrano pagine del suo libro

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  7. si potrebbe chiedere a longo a chi si è ispirato? A un fatto di cronaca dell'agosto 1993 forse, avvenuto a napoli ? Ne sembra infatti la pedissequa riproduzione...chi ha curiosità imposti sul motore di ricerca napoli agosto 1993 deborah pellecchia. Troverà due articoli del corriere e di repubblica che sembrano pagine del suo libro

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  8. Quoto in pieno quanto detto da Chi mi ha preceduto!! Il libro rispecchia in maniera speculare una drammatica storia di cronaca avvenuta a napoli il 14.8.1993. Controllate pure sui motori di ricerca! non ho parole...

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