venerdì 30 ottobre 2009

Henrik Lange, 90 classici da leggere per chi ha fretta


Questi libri mi divertono. Alleggeriscono una serata, sono l'aperitivo per qualcosa di più impegnativo. E poi, ammettiamolo, anche da queste cose che sembrano facili e leggerine, c'è sempre da imparare. Inizi a leggere una vignetta e poi non la smetti più. Fai zapping tra le pagine, salti da un titolo all'altro per vedere come racconta i libri che conosci, e cosa dice di quelli che non hai letto. Te lo tieni sul comodino. Si intitola 90 classici da leggere per chi ha fretta, lo ha scritto e illustrato Henrik Lange con la traduzione di Stella Boschetti, ed è pubblicato da Cairo editore (190 pagg., 10 euro). Ogni opera, dai classicissimi ai best seller internazionali, è raccontata in una sintesi di quattro vignette. Anzi, per essere precisi le vignette dedicate alla trama sono solo tre, perché la prima è occupata da titolo e autore.
La sintesi è un'arte, ne sono convinta, e qui ne troviamo parecchia. Come si fa a ridurre in pochissime parole senso e trama delle 1380 pagine che Tolkien ha dedicato a Il signore degli anelli? Ecco qui:
1. Frodo è uno hobbit che trova un anello magico con cui si può dominare il mondo. Ma l'anello porta guai, per cui bisogna liberarsene.
2. Sembra che ogni creatura malvagia della Terra di Mezzo ce l'abbia con Frodo, ma lui se la cava alla grande.
3. Riesce a raggiungere il monte Fato e l'anello finisce nel fuoco. Così il mondo è di nuovo al sicuro. C'è di che fare un bel film, eh?
Per chi non si è fatto particolarmente stregare dal fantasy, qui c'è abbastanza materia per avere una cognizione e un velo di ironia, aggirando le 1380 pagine. Il senso del libro ovviamente non quello di un bigino da corsia di sorpasso, ma qualcosa con cui divertirsi mettendo alla prova la nostra capacità di fare una sintesi estrema e ironica dei grandi libri, magari confrontandola con quella di Lange. In fondo, ogni volta che consigliamo o raccontiamo un libro, facciamo più o meno la stessa cosa.
Per esempio, con Dieci piccoli indiani di Agatha Christie, sapremmo fare meglio di così?
1. Dieci persone, tutti assassini, vengono convocate su un'isola. Lì vengono accusate dei crimini per cui non hanno mai pagato.
2. Non riescono a lasciare l'isola. Anzi, vengono ammazzati uno dopo l'altro da una mano sconosciuta.
3. Muoiono tutti e l'assassino lascia una lettera in cui confessa tutto, prima di togliersi la vita. (ma io non vi dico di chi è la firma).
Chiudo con qualcosa di più recente, Un gruppo di allegre signore di Alexander McCall Smith:
1. Precious Ramotswe usa la sua eredità per aprire un'agenzia di investigazioni in Botswana.
2. Mentre risolve i suoi casi, già che c'è risolve i problemi quotidiani della gente, parla dell'Africa e dei suoi animali.
3. Ah, e poi si intrattiene con uno stallone locale. E brava Precious!



mercoledì 28 ottobre 2009

Qualcosa di buono in libreria


Negli ultimi tempi ho letto molti saggi. Anzi, ho letto quasi esclusivamente saggi. Argomenti di cui in questo momento ho bisogno, come l'approfondimento di alcuni temi psicologici. Qualche passaggio di filosofia ben dosato, magari non facile ma utile. Poi la questione femminile, un tema che non si chiude mai, all'interno della quale faccio sempre più fatica a collocarmi. Il punto però non è questo, ma piuttosto l'assenza della narrativa. Trovo che stia uscendo poco e poco eccitante. Uso questo termine non a sproposito, ma piuttosto per sottolineare l'assenza di quel misto di coinvolgente, curioso, inedito, sorprendente, indipendente, emotivo, intelligente, intrigante. Di buono, insomma. Sono stati questi i libri che mi hanno trascinata fortemente verso la lettura, e mi chiedo perché ora faccio così fatica a trovare qualcosa che prosegua nella tradizione. Se poi penso agli italiani la fatica è ancora più grande, perché ho come la sensazione che tutti abbiano già dato il meglio. Nulla di illuminante, nulla che ti tiene sveglio la notte. Una stanchezza generalizzata. Ma allo stesso tempo mi viene il dubbio che la stanchezza arrivi un po' anche da me.
Allora ho voluto chiedere un po' in giro, per avere una visione di insieme dalla quale assorbire sensazioni. Per capire se tra il bello letto di recente c'è qualcosa di nuovo, se mi sono persa qualcosa o se il rifugio è il già visto. Se sono io o se siamo tutti.
Dunque, scrittori, giornalisti, artisti, blogger, attori: qual è il migliore titolo di narrativa italiana che avete letto negli ultimi tempi?
Ecco le risposte, in evoluzione.

Akio Caro Televip, blogger
Elisabetta Bucciarelli, Io ti perdono, Kowalski
Giuliano Zincone, Niente lupi, Rizzoli

Aldo Nove, scrittore, il suo ultimo libro è Si parla troppo di silenzio. Un incontro immaginario tra Edward Hopper e Raymond Carver (Skira)
Sara Falli, Vita di Saragaia, Tea

Alessandra Casella, scrittrice e presentatrice, ha fondato la tv culturale on line Booksweb.tv
Michela Murgia, Accabadora, Einaudi

Alessandra MR D'Agostino, scrittrice e blogger, il suo ultimo libro è Vertoiba 5 (Zona)
Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi, Mondadori

Alessandra Versienti, blogger
Cesarina Vighy, L'ultima estate, Fazi

Alessandro Soprani, scrittore, il suo ultimo libro è L'ultima estate che giocammo ai pirati (Mondadori)
Cinthya Collu, Una bambina sbagliata, Mondadori

Andrea Villani, scrittore, il suo ultimo libro è La notte ha sempre ragione (Todaro)
Davide Barilli, Le cere di Baracoa, Mursia

Andrea Vitali, scrittore, il suo ultimo libro è Dopo lunga e penosa malattia (Garzanti)
Michela Murgia, Accabadora, Einaudi

Angelo Petrella, scrittore, il suo ultimo libro è La città perfetta (Garzanti)
Giuseppe Genna, Grande madre rossa, Mondadori

Biancaneve De Pompadour, scrittrice, il suo ultimo libro è Water sex (Mondadori)
Dino Buzzati, I sette messaggeri, Mondadori

Bruno Morchio, scrittore, il suo ultimo libro è Rossoamaro (Garzanti), con il quale ha vinto il Premio Azzeccagarbugli al Romanzo Poliziesco 2009
Luca Poldelmengo, Odia il prossimo tuo, Kowalski

Caterina Venturini, scrittrice, il suo ultimo libro è Le tue stelle sono nane (Fazi)
Giorgio Vasta, Il tempo materiale, Minimum Fax

Cristina Zagaria, scrittrice, il suo ultimo libro è Perché no (Perdisa)
Patrick Fogli, Il tempo infranto, Piemme

Danilo Arona, scrittore, il suo ultimo libro è L'estate di Montebuio (Gargoyle)
Elisabetta Bucciarelli, Io ti perdono, Kowalski

Diana Lama, scrittrice, il suo ultimo libro è La sirena sotto le alghe (Piemme)
Donato Carrisi, Il suggeritore, Longanesi

Elisabetta Bucciarelli, scrittrice, il suo ultimo libro è Io ti perdono (Kowalski)
Valerio Evangelisti, Black Flag, Einaudi

Eliselle, scrittrice, il suo ultimo libro è Fidanzato in affitto (Newton Compton)
Angelo Petrella, La città perfetta, Garzanti

Federico Taddia, conduttore radiofonico (L'Altrolato, RaiRadio2)
Stefano Benni, Pane e tempesta, Feltrinelli

Flavio Soriga, scrittore, il suo ultimo libro è L'amore a Londra e in altri luoghi (Bompiani) con il quale ha vinto il Premio Chiara 2009
Giovanni Maria Bellu, L'uomo che volle essere Peròn, Bompiani

Francesca Genti, poetessa, il suo ultimo libro è Poesie d'amore per ragazze kamikaze (Purple Press)
Anna Lamberti Bocconi, Rumeni, Nuovi Equilibri

Francesca Mazzucato, scrittrice, il suo ultimo libro è Generazione McDonald's (Marlin)
Rosella Postorino, L'estate che perdemmo dio, Einaudi

Francesco Recami, scrittore, il suo ultimo libro è Il ragazzo che leggeva Maigret (Sellerio)
Carmelo Samonà, Fratelli, Sellerio

Giampiero Rigosi, scrittore, il suo ultimo libro è L'ora dell'incontro (Einaudi)
Susanna Bissoli, Caterina sulla soglia, Terre di mezzo

Gianfranco Colombo, giornalista (La Provincia di Lecco)
Erri De Luca, Il giorno prima della felicità (Feltrinelli)

Gianmarco Tognazzi, attore
Luca Bosio, Articolo ventuno, Progetto Ilmiolibro.it

Giulio Leoni, scrittore, il suo ultimo libro è La regola delle ombre (Mondadori)
Leonardo Gori, La città del sole nero, Rizzoli

Giuseppe Pastore, blogger
Danilo Arona, Ritorno a Bassavilla, Edizioni XII

Luca Ciarabelli, scrittore, il suo ultimo libro è Il bambino che fumava le prugne (Il Maestrale)
Salvatore Niffoi, Il pane di Abele, Adelphi

Luca Poldelmengo, scrittore, il suo ultimo libro è Odia il prossimo tuo (Kowalski)
Leonardo Sciascia, L'affaire Moro, Adelphi
Elisabetta Bucciarelli, Io ti perdono, Kowalski

Marco Buticchi, scrittore, il suo ultimo libro è Il respiro del deserto (Longanesi)
Donato Carrisi, Il suggeritore, Longanesi

Marco Polillo, editore e scrittore, il suo ultimo libro è Corpo morto (Piemme)
Carlo Fruttero, Donne informate sui fatti, Mondadori

Marco Vichi, scrittore, il suo ultimo libro è Morte a Firenze (Guanda)
Elsa Morante, La storia, Einaudi

Marinella Rossi, giornalista (Il Giorno)
Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore, Garzanti

Marino Magliani, scrittore, il suo ultimo libro è La Tana degli Alberibelli (Longanesi)
Stefania Nardini, Gli scheletri di Via Duomo, Giulio Perrone

Matteo di Giulio, scrittore, il suo ultimo libro è La Milano d'acqua e sabbia (Fratelli Frilli)
Gabriele Dadati, Il libro nero del mondo, Gaffi

Maurizio Matrone, scrittore, il suo ultimo libro è Il commissario incantato (Marcos y Marcos)
Marco Vichi, Morte a Firenze, Guanda

Mauro Marcialis, scrittore, il suo ultimo libro è Io e Davide (Piemme)
Elena Mearini, 360° di rabbia, Excelsior 1881

Olga Piscitelli, giornalista (L'Espresso)
Corrado Stajano, La città degli untori, Garzanti

Pablo Echaurren, artista e scrittore, il suo ultimo libro è Bassi istinti. Elogio del basso elettrico (Fernandel)
Antonio Pennacchi, Il fasciocomunista, Mondadori

Paolo Nori, scrittore, il suo ultimo libro è Le cose non sono le cose (DeriveApprodi)
Giovanni Maria Bellu, L'uomo che volle essere Peròn, Bompiani

Patrick Fogli, scrittore, il suo ultimo libro è Vite spericolate (Edizioni Ambiente)
Marcello Fois, Memoria del vuoto, Einaudi

Raffaella Calandra, giornalista (Radio24, Storiacce)
Walter Siti, Il contagio, Mondadori
Erri De Luca, Il giorno prima della felicità, Feltrinelli

Raul Montanari, scrittore, il suo ultimo libro è Strane cose, domani (Baldini Castoldi Dalai)
Andrea Carraro, Il gioco delle verità, Hacca

Roselina Salemi, giornalista (La Stampa, Il Sole 24 Ore, Elle)
Michela Murgia, Accabadora, Einaudi

Sandra Petrignani, scrittrice, il suo ultimo libro è Dolorose considerazioni del cuore (Nottetempo)
Michela Murgia, Accabadora, Einaudi

Silvia Levenson, artista
Elisabetta Bucciarelli, Io ti perdono, Kowalski


domenica 25 ottobre 2009

Marina Valcarenghi, L'amore difficile


Leggere i libri di Marina Valcarenghi è sempre illuminante. Sintetici, chiari, una sequenza di concetti organizzati attorno a un tema, per comprendere quanto i nostri meccanismi mentali e comportamentali non siano isolati, e come questa facilità di lettura e interpretazione dei nostri slanci e dei nostri problemi, sia un'àncora di salvezza per molti. Psicoterapeuta e psicologa milanese, ha scritto testi fondamentali come L'aggressività femminile o L'insicurezza. la paura di vivere nel nostro tempo. In quest'ultimo saggio, uscito da pochissimi giorni per Bruno Mondadori (pagg. 170, 24 euro), affronta un tema irrinunciabile: L'amore difficile. Relazioni al tempo dell'insicurezza. Perché, come dice nell'introduzione, "il coraggio è il compagno di tutti gli amori", ma è esattamente l'ingrediente che ci manca. La paura più grande è quella di sbagliare, in un contesto globale competitivo e consumistico, dove la fine di un amore è interpretata come un fallimento, e non come un percorso che ha regalato gioia di vivere e contribuito a costruire la personalità di un individuo. Così, in una società delle merci come la nostra, "quando una storia si chiude sono in molti a negare il valore della loro esperienza e a commentarla con un linguaggio che sembra riferirsi a un errore di acquisto". La paura passa anche per le responsabilità, il cui concetto è stravolto ancora una volta dall'idea consumistica di libertà, secondo la quale il prodotto si sceglie, si cambia, si abbandona o si scarta. Ma alla base di tutto questo c'è un problema morale, un'ossatura fondamentale la cui costruzione non è più affrontata né dalla famiglia né dalla scuola.
Anche la fretta rientra in questa lucida analisi, il meccanismo del "tutto e subito" che investe anche i rapporti emotivi, con effetti dannosi: "si va a caccia dell'amore al galoppo, colpendo nel mucchio, catturando a casaccio e, delusi dalla prima difficoltà, ci si ritira altrettanto velocemente, lasciando magari la vittima ferita al suo destino". Un'ansia e una impazienza che impongono di fare qualche riflessione sull'autostima e sulla sicurezza che le scatenano.
Il narcisismo, un narcisismo moderno e imprescindibile, è un altro degli ingombranti meccanismi che inquinano i rapporti affettivi, nel momento in cui si vive rincorrendo sempre le aspettative altrui fino a confonderle con le proprie, cercando ossessivamente nel prossimo le conferme che non si riesce a trovare dentro di sé.
Ma i timori che contaminano i limitano i rapporti affettivi oggi arrivano anche da una cattiva educazione ai sentimenti, dalla confusione di piani tra sesso e amore, dalla mancanza di strumenti e difese nell'affrontare il tradimento, dall'inaridimento della comunicazione che ha perso i suoi codici minimi e, non ultimo, nell'incapacità di affrontare la sofferenza in qualunque forma.


sabato 24 ottobre 2009

Asa Larsson: il giallo, i preti e i cani


"Penso che ci sia una preoccupazione sociale molto forte nel giallo svedese: siamo stati abituati a delegare sempre allo Stato i nostri problemi, e ora che questo sistema sta crollando ci poniamo tutti le stesse domande. In questo momento il romanzo di genere diventa un momento di riflessione molto coinvolgente". Parte da un dato di fondo che subito inquadra lo spessore della narrativa del Nord Europa in generale, e nel suo paese in particolare, ma poi leggendo i suoi primi due libri pubblicati in Italia, salta all'occhio un altro elemento: quanto facilmente muoiono i preti, pagina dopo pagina. "Ammetto che non li amo, e mi divertivo a farli morire. Poi però ho smesso perché mio zio mi ha telefonato apposta per dirmi che stavo esagerando. Così sono passata ai cani". Detto così, senza conoscere la sua simpatia e il suo umorismo, potrebbe sembrare un atto di crudeltà, eppure Åsa Larsson - quarantenne ex avvocato fiscalista svedese, ma da tre anni scrittrice di gialli professionista - i cani li ama incondizionatamente, "per la loro capacità di restituirti bontà anche se hanno subito violenza, e perché riescono a farti dimenticare i momenti di tristezza". In Italia ha pubblicato tre romanzi, tutti per Marsilio: Tempesta solare nel 2005 (Premio dell’Accademia Svedese come miglior giallo d’esordio), Il sangue versato nel 2007 (Premio dell’Accademia di Svezia per il miglior giallo) e Sentiero nero quest'anno.

Quanto e come la scrittura ti ha cambiato la vita?
Completamente. Non faccio più l'avvocato, e mantengo la mia famiglia raccontando delle storie. E' anche cambiato il mio rapporto con la vita perché sono diventata meno legata alle cose materiali. Non so come sono gli avvocati in Italia, ma in Svezia sono molto attaccati ai soldi, ai vestiti costosi e alla vita mondana, e sono contenta di essermi allontanata da tutto questo. Ho iniziato a scrivere perché non ce la facevo più a fare l'avvocato: dovevo cambiare, fare viaggi, trovare qualcosa di diverso. Così mi sono iscritta a un corso di scrittura, che mi ha insegnato metodo e disciplina. Essermi presa il tempo di scrivere il mio primo romanzo mi ha resa molto fiera, perché sono riuscita a prendere un sogno e metterlo su carta.

Rebecka Martinsson e Annamaria Mella, le tue protagoniste, sono due donne antitetiche. Qual è il tuo vero modello?
Sono complementari più che antitetiche. Rebecka è un avvocato giovane che affronta una sua crisi esistenziale, a partire dal suo rapporto con i luoghi a cui appartiene. E' un personaggio forte ma non invadente, perché la sua presenta è importante ma sempre in punta di piedi. Non sono io, ma è la sintesi di molte donne che conosco: noi del Nord della Svezia abbiamo la fama di non saperci comportare, di parlare sempre a voce alta e non sapere fare i brindisi. Per questo penso di poter descrivere la sensazione di Rebecka quando lascia il suo paese e va a Stoccolma, ma anche quando torna a casa e fa fatica a ritrovarsi. Annamaria è invece un ispettore di polizia molto diversa da Rebecka, più aperta e forse più felice. Ha raggiunto una sua stabilità con i figli e il marito, e anche in questo posso riconoscere un po' di me stessa. Le poliziotte svedesi hanno sempre problemi di rapporti con gli uomini, ma Annamaria in questo si distingue. Grazie a lei sono riuscita anche a costruire figure maschili simpatiche, in alcuni casi. In generale penso che noi donne siamo molto determinate nel cercare di raggiungere i risultati, ma quello di cui abbiamo sempre bisogno è di essere amate, riconosciute e viste. Nei miei personaggi metto esattamente questo".

Come si sente oggi una scrittrice che si chiama Larsson?
Direi che sono molto fortunata ad essere sullo stesso scaffale di Stieg Larsson....


giovedì 22 ottobre 2009

Pochezza

A volte si è preparati, ma anche no. Pensi di avere a che fare con una superficie, e poi scopri che è già materia. Che non c’è altro. Tutto quello che esiste è lì da vedere, e non avrai niente di più. La forma spesso inganna, crea uno stereotipo e quindi delle aspettative. Dai per scontato che chi sa ragionare su una materia possa farlo su tutto. Che lo spessore sia qualcosa di costante. Invece varia. Si assottiglia fino a scomparire. Può essere professione eccellente, e poi senso dell’umanità ridotto al minimo. Incapacità di comprendere il significato profondo delle parole. Insensibilità verso i gesti, le sfumature.
Rifletto su questo, sulla pochezza che non ti aspetti. Che diventa delusione. Che non ti lascia margine, anche se vorresti trovarlo. E’ cosa diversa dalla semplicità, è solo assenza. Impossibilità di farcela, di arrivare più in là. Una guerra persa.


Da leggere:
Laura Boella, Sentire L'altro. Conoscere e praticare l'empatia (Raffaello Cortina)
Dylan Evans, Emozioni. La scienza del sentimento (Laterza)
Tullio De Mauro, Guida all'uso delle parole (Editori Riuniti)
Elisa Paganini, La vaghezza (Carocci)
Sergio Benvenuto, Accidia. La passione dell'indifferenza (Il Mulino)
Ermanno Bencivenga, Filosofia: nuove istruzioni per l'uso (Bruno Mondadori)
Davide Miccione, Guida filosofica alla sopravvivenza (Apogeo)
Piero Paolicchi, Il fattore I. Per una teoria generale dell'imbecillità (Felici editore)


mercoledì 21 ottobre 2009

Massimo Carlotto, L'amore del bandito

(foto di Marina Magri, La passione per il delitto, 11 ottobre 2009)

Un fatto vero scatena il ritorno dell'Alligatore, il protagonista dei noir di Massimo Carlotto, che da qualche tempo aveva lasciato spazio a sperimentazioni di scrittura a quattro mani - con Francesco Abate e Marco Videtta - o a progetti come Perdas de fogu con Mama Sabot. Il nuovo L'amore del bandito (Edizioni e/o, pagg. 191, 15 euro) si apre con il testo di una interrogazione parlamentare presentata nel giugno 2004 al Ministro della Giustizia, in merito alla sparizione, avvenuta il 17 marzo, di 44 chili di droga dall'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Padova, conservati in un laboratorio a cui si accede da una porta blindata con pass e codice dall'allarme. E' l'inizio di una storia di criminalità organizzata, come quasi sempre avviene nei noir di Carlotto, che si svela per tappe successive. Ma questa volta c'è anche altro.

Si può dire che il tema principale in L'amore del bandito è il passato che ritorna?
E' un classico del poliziesco, ma il romanzo americano ci ha imposto personaggi seriali sempre uguali, che non cambiano e non invecchiano mai. Questo in Europa non funziona. Questo libro parte da un delitto facile, perché mi sono stancato degli eroi di carta che non fanno mai errori. Chi vive in ambienti estremi sbaglia e paga cari i suoi errori. Sono partito da questa riflessione, per costruire intrecci e destini in cui il passato dei protagonisti torna. Ci sono altri due temi forti: l'amore e la ribellione nei confronti dei meccanismi criminali. Nel primo caso mi sono divertito a intrecciare una storia in cui tutti scelgono per amore, perché penso che nella vita succeda anche questo. L'amore non è solo un sentimento dei buoni, ci sono personaggi pessimi ma capaci di amare. Questa riflessione mi ha portato a scrivere con un altro taglio, mantenendo però la velocità dei ritmi. L'elemento della ribellione nasce dalla considerazione, sempre più evidente, che la criminalità organizzata sta invadendo tutti gli aspetti della nostra vita. Con Francesco Abate, in Mi fido di te, avevamo affrontato uno dei suoi aspetti legato alla gestione del mercato alimentare, ma ora siamo andati oltre. Da cittadino, mi chiedo perché la criminalità deve limitare la mia vita. Ci stiamo abituando ad accettare qualcosa che non è giusto: per questo ho voluto inserire un elemento di ribellione.

Quale tra le tante criminalità è raccontata in questo romanzo?
I nuovi modelli di infiltrazione mafiosa. Quando le culture criminali si inseriscono in un territorio, imparano a starci. Smettono di farsi sentire. Gli albanesi sono scomparsi dai giornali, non si parla più di loro perché ora sono i primi a voler evitare gli scontri e i problemi che potrebbero attirare su di loro attenzioni negative. Da anni non escono più articoli sulla mafia cinese, così come non si parla della mafia russa che sta comprando Liguria, Toscana e Marche. Abbiamo un serio problema di infiltrazione, e un altrettanto serio problema di percezione attraverso l'informazione che ci viene data. Siamo arrivati a chiederci se vale di più la giustizia celebrata nelle aule di Tribunale o un plastico di Bruno Vespa per stabilire un dato di colpevolezza, mentre ci sfugge tutto quello che sta sullo sfondo.

Quanta verità e quanta verosimiglianza ci sono in queste pagine?
Parto da una storia realmente accaduta, la scomparsa di quei 44 chili di droga: i ladri potevano entrare nel laboratorio e avevano le chiavi della cassaforte. Due anni dopo, in risposta all'interrogazione parlamentare, si scopre che i chili erano 66. E' bastato questo a stimolarmi la curiosità. La storia assomiglia alla verità di quanto accaduto, ma alla fine lascio al lettore la scelta di poter leggere nel modo che preferisce. E' come se facessi un patto con lui: ti racconto una storia, ma ti do anche la cronaca, lasciandoti la libertà di scegliere e di poter approfondire.



lunedì 19 ottobre 2009

Andrea Fazioli, Come rapinare una banca svizzera


Un rapinatore pentito, un detective privato e un pugno di borghesi coinvolti nel progetto di una rapina a una inattaccabile banca svizzera. La filosofia che li accomuna è la stessa: "Per diventare ricchi, basta poco. Pochissimo. Un granello di polvere nel meccanismo, un'incertezza della pallina prima di fermarsi sul trentacinque. O semplicemente: indovinare il momento giusto".
Nel paese delle case da gioco, delle architetture rigorose e degli istituti di credito dai segreti granitici, Come rapinare una banca svizzera di Andrea Fazioli (Guanda, pagg. 341, 17 euro) racconta una storia di intrecci scanditi dal denaro, dove l'investigatore Elia Contini si lascia affiancare da un ex ladro con un interesse molto personale.

Come rapinare una banca svizzera è un titolo suggestivo, che subito attira l’attenzione e ispira simpatia. E’ stata una tua proposta o lo avete messo a punto con l’editore?
E' il titolo che ho scelto fin dalla prima stesura. Anzi: fin dagli appunti preparatori. Mi piaceva quel suo essere in fondo un inganno, come ce ne saranno molti nella storia, quel suo travestire il romanzo da manuale da istruzioni… Secondo me con un titolo del genere si chiarisce subito l’impianto comico-avventuroso della narrazione. Non m’interessava sviluppare temi economici o parlare di crisi e scudi fiscali, ma raccontare una storia che, speriamo, tenga il lettori col fiato sospeso fino alla fine. La copertina e il titolo sono importanti per incuriosire un lettore distratto che passa in libreria, anche se credo che poi funziona di più il passaparola. Comunque, l’immagine di copertina del mio romanzo è un lampo di genio dell’artista di Guanda, Guido Scarabottolo.

I reati finanziari e tutto ciò che di illecito genera il denaro è l’argomento che ti contraddistingue. Da cosa nasce questo tuo interesse?
Devo confessare che non so quasi niente di questi argomenti, m’informo intervistando esperti che lavorano sul campo. Del resto i reati finanziari sono soltanto uno spunto, un elemento sullo sfondo di L’uomo senza casa e Come rapinare una banca svizzera. Il primo è una storia su un uomo che cerca di capire a chi o a che cosa appartenga, e il secondo è la storia di un gruppo di persone la cui vita viene scompigliata dall’avventura, dall’imprevisto che fa irruzione nella routine. È vero che però in entrambi i romanzi si parla di riciclaggio di denaro. Ma nel prossimo, lo prometto, cercherò di lasciare fuori l’economia!

A parte il protagonista, Elia Contini, quale personaggio trovi particolarmente riuscito in questo romanzo e perché?
Contini ha un co-protagonista che si chiama Jean Salviati. È un ex ladro che si è riciclato come giardiniere. A un certo punto però è costretto a riprendere in mano i ferri del mestiere. Allora si accorge, con una certa dose di spavento, che dopotutto non gli dispiace avere a che fare con gli ex colleghi e con le vecchie abitudini, e si domanda: ma sono veramente libero? Sono schiavo del mio passato, del sogno di prendere i soldi e scappare? Oppure riuscirò a fare quest’ultimo colpo e poi a scomparire nella mia nuova vita di potature e roseti? Be’, lascio scoprire ai lettori come andrà a finire…


domenica 18 ottobre 2009

Miniartextil 2009, Lucean le stelle

Como, ex Chiesa di San Francesco, dal 26 settembre al 15 novembre 2009, Miniartextil. "Lucean le stelle". La XIX edizione della mostra di arte tessile è dedicata all'universo, in omaggio al 2009 anno mondiale dell'astronomia. Un percorso tra 84 opere di fiber art internazionale provenienti da 40 Paesi: 54 minitessili e 30 installazioni.
Quale opera mi ha colpito di più quest'anno? La cascata di spilli dorati del giapponese Takushi Aono, dal titolo "Ferita": un bagliore prezioso in cui l'esperienza del dolore si trasforma in illuminazione e bellezza. E poi l'impalpabile sospeso di “Different Worlds” un’istallazione di 13 elementi della ceca Blanka Sperkova che crea con le proprie mani reti e maglie in fili metallici: il senso della leggerezza che diventa forma. La stessa suggestione che si trova in "Cell-Microcosmos" di Makiko Wakisaka, venature di foglie d'albero e fili di nailon a formare la sospensione.



In sottofondo Desperation (Musicshake).

venerdì 16 ottobre 2009

Danilo Arona, L'estate di Montebuio


Danilo Arona mi è molto simpatico. Incarna un mix tra il sarcasmo e il surreale che vorrei trovare in ogni persona che incontro. Mi incoraggia molto sapere che ci sono persone che sanno prendersi sul serio quanto basta, e lo stesso essere credibili e capaci. Che sanno essere divertenti ma non dozzinali. Consapevole che anche lui leggerà questo post, mi fermo qui con gli elogi personali e passo al suo libro, perché Danilo Arona è uno scrittore che vira fortemente verso l'horror. Santanta, uscito lo scorso anno (Perdisa, pagg. 120, 9 euro), con i violenti incendi che periodicamente devastano la California, merita di essere letto. Il suo ultimo romanzo, L'estate di Montebuio (pagg. 486, 13.50 euro) è uscito con Gargoyle Books, editore romano che pubblica horror di autori soprattutto stranieri, con qualche rara eccezione. La trama è costruita su rimandi tra una notte del dicembre 2007, quando lo scrittore horror Morgan Perdinka si toglie la vita nel suo loft di Milano, e il 9 gennaio 2008, quando il cadavere mummificato di una ragazzina scomparsa quarantacinque anni prima riaffiora dalle acque di un torrente sulla cima del Monte Buio, nell'Appennino Ligure. Due figure mettono in relazione questi eventi: un carabiniere e un anatomopatologo.

Cos'è la paura?
Una domanda che mi arriva il 2 ottobre 2009, il cui tentativo di risposta non può non tener conto di quello che sta accadendo sul pianeta... Poche ore fa ho visto un servizio in tv dal titolo “La Terra aggredisce l'uomo” (Rai3) e mi sono chiesto se da anni un nutrito gruppo di scrittori, italiani ma non solo, in realtà non riescano a sintonizzarsi con una zona invisibile agli umani sensi in cui il destino del mondo è in qualche modo già scritto... Siamo in tanti, troppi, a trattare di Apocalisse e francamente quel che più sconcerta è la somiglianza, spesso speculare, di idee e immagini. All'inizio del secolo scorso vi fu chi predisse in un libro, quattordici anni prima che accadesse, la tragedia del Titanic; all'inizio di questo abbiamo conteggiato tutti quelli che hanno descritto un bel po' di tempo prima l'attentato delle Twin Towers. Adesso, ci sono i Final Dreamer, i sognatori dell'Onda finale (migliaia in tutto il pianeta e molti scrittori tra loro), mentre fenomeni estremi climatici e tsunami devastanti sembrano unirsi in una prova generale che sembra un film di Emmerich... Francamente oggi la paura è riscontrare che quel che fino a ieri pareva un gioco intellettuale, sul quale persino scherzare, possa essere in qualche modo vero. E che quel personaggio dell'Estate di Montebuio che vedeva l'Onda finale e ci scriveva libri non sia soltanto un prodotto da fiction. Sarebbe una moralistica e indigeribile beffa.

Da quale spunto nasce questa storia di Montebuio?
Da una mia esperienza di vita accadutami nell'estate del '62 che racconto con pochissimi tocchi fittizi e dalla voglia di rappresentare l'immaginario, un po' malato, di uno scrittore di horror. Per questo è stato un lavoro faticoso e in qualche modo devastante. Ma L'estate di Montebuio è il romanzo che mi più mi ha dato soddisfazioni.

Il tuo personaggio meglio riuscito in questo libro.
Nell'opinione dell'autore Cassandra Marsalis, l'agente letterario di Morgan. Soprattutto per quel che la riguarda, da protagonista principale, nella terza parte del libro, Un mondo da salvare. Una donna incinta che affronta le varie fasi della sua non facile gravidanza sino al parto che coincide con il duello finale contro le forze del male. Mi sono immerso si può dire cellularmente nella carne, a me non esattamente consona, di una donna gravida e coraggiosa e per questo ne ho ricevuto plausi sinceri da un sacco di lettrici. Questa è stata un'autentica vittoria sul campo. E, se devo dar retta ai suggerimenti, Cassandra Marsalis ha tutte le qualità per ritornare, non so quando, in un secondo round.


venerdì 9 ottobre 2009

Chi è Herta Müller

"Con la concisione della poesia e la schiettezza della prosa ha tratteggiato il panorama dei diseredati": questa la motivazione con cui Herta Müller ha ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura 2009. Poche righe che non bastano a spiegare chi è la scrittrce rumeno-tedesca e cosa rappresenta con la sua scrittura.
Il suo romanzo di maggior successo è Il paese delle prugne verdi, unico pubblicato in Italia nel 2008 da Keller, piccolo editore di Rovereto (256 pagg., 14 euro), ritratto impietoso di un paese dominato dalla paura e dall'oppressione della dittatura. Tradotto in 15 lingue, il romanzo è in realtà un poema in prosa, con il quale si è aggiudicata anche l'Impac Dublin Literary Award, il premio internazionale più prestigioso dopo il Nobel per la Letteratura. Oltre a questo, Herta Müller ha ricevuto 14 riconoscimenti, molti dei quali in Germania, che l'hanno resa una delle maggiori scrittrici viventi di lingua tedesca.
“Cerco sempre di immaginarmi ai margini dell’avvenimento che sto osservando - diceva in una intervista di alcuni anni fa - . Vedo che gli uomini agiscono in modo apparentemente libero e non si accorgono di essere sottoposti a vincoli ben precisi, di essere prigionieri di un meccanismo, di agire con la libertà di una marionetta. E io cerco di rappresentare questo meccanismo». E' la vita ridotta alla sopravvivenza, al ripetersi di gesti e azioni senza anima, uniformati da una natura che non nasconde mai la meschinità e la crudeltà gratuita che la contraddistinguono: odori e sapori sgradevoli, il caldo soffocante o il gelo pungente, la malattia e la morte. "Credo di essere nata con un senso di disgusto per la vita", concludeva la Müller.
Il suo primo libro di racconti, Bassure, era uscito in Romania nel 1984, fortemente censurati dal Governo Ceausescu. Tre anni dopo la Müller, col marito, lascerà per sempre la Romania per stabilirsi a Berlino Ovest.
In Il paese delle prugne verdi, ambientato nella Romania degli anni Ottanta, quattro giovani si ritrovano uniti dal suicidio di una ragazza. Da quel dolore e dalla consapevolezza di vivere in un Paese sottomesso alla dittatura, scaturisce una comune voglia di libertà, fatta di letture e pensieri proibiti: una oscurità opprimente, in cui sopravvivono l'amicizia e l'amore.


martedì 6 ottobre 2009

Cristina Zagaria, Perché no


Perché non farlo? Perché no, perché non ci sono motivi veri, perché nessuno mi ha insegnato a rispettare i confini delle vite degli altri, le paure, il diritto a stare bene. Così la vera ricostruzione di una rapina realizzata da due ragazzini a Napoli, in Perché no di Cristina Zagaria (Perdisa, pagg. 128, 9 euro) si trasforma in una istantanea che ci trascina nel prima e nel dopo, in ciò che sta intorno. Soprattutto ci mostra quello che inesorabilmente manca.

Perché raccontare questa storia?
Da quasi tre anni vivo e lavoro a Napoli. E mi sono perdutamente innamorata di questa città. Dopo l’Osso di Dio e l’esperienza in Calabria mi sono messa a caccia di una storia napoletana, ma cercavo una storia non gridata, non troppo nota, non eccessiva e soprattutto una storia non scritta né letta. Napoli credo sia una delle città più raccontate e da firme che non ammettono paragoni. Cercavo, insomma, una storia “piccola”, ma che mi permettesse di esplorare l’anima di questa città, che mi ha lasciato senza respiro. Quando è accaduta la vicenda di Daniele e Francesco ho pensato: ecco la mia storia… Il fatto di cronaca è del 29 gennaio. Io ho cominciato a scrivere Perché no il 10 febbraio, partendo dal racconto dell’organizzazione della rapina per avventurarmi nella giornata di questi due adolescenti, nelle dinamiche della loro banda. Fino a intrufolarmi nella vita della vittima predestinata.

Nel tuo scrivere viene prima la trama o lo stile?
La trama. Viene prima la trama. Lo stile, per me che scrivo tutti i giorni è tecnica, esercizio costante, necessità…. La trama invece deve scegliermi, e io poi la seguo. C’è un patto tra me e la trama di ogni mio romanzo.

Pregi e difetti, o pericoli, di questa commistione tra cronaca e narrativa.
Per me i romanzi sono uno sfogo. Mi permettono di buttare fuori sentimenti, emozioni, particolari raccolti quotidianamente con il lavoro di giornalista, ma che non trovano spazio nella rigida gabbia del giornale. Insomma vedo solo pregi. La cronaca paradossalmente è così poco raccontata… stessi titoli, stesse foto, stesse fonti… Mescolando la cronaca (non dimenticandone mai, però, il rigore) con la narrativa trovo più spazi di libertà, e l’una dà più forza all’altra. Credo che anche il lettore percepisca questa forza.