venerdì 8 gennaio 2010

Hugues Pagan, dentro il noir

Mitraglietta Uzi e Kalashnikov usati nel fallito assalto a un furgone portavalori.

Hugues Pagan è la radice del noir. E' la ricerca di un riscatto quasi obbligatorio, con la svogliatezza di chi assolve un compito che gli è imposto dall'esistenza. I suoi personaggi sono forzatamente relegati ai loro ruoli e spazi: al turno di notte, alla consapevolezza di un miglioramento impossibile, a un passato da cui doversi difendere per sempre. Donne private di ogni emotività femminile, uomini mentalmente randagi.
Il desiderio di giustizia che sopravvive in questi scenari, è qualcosa che deve essere capito ancora prima che osservato. Va cercato nei caratteri schivi, nell'apparente rassegnazione, nella scelta di muoversi al di fuori di quella che dovrebbe essere la vera legalità, ma che nel ribaltamento delle visioni che caratterizza Pagan, spesso è la negazione di ogni falsità e corruzione. Quella da cui lui stesso è fuggito quando ha abbandonato il suo impiego nella polizia francese, denunciandone gli abusi e l'illegalità dilagante. Condannandosi a rappresentare scenari claustrofobici, torbidi, scuri.
Come in Dead end blues (Meridiano Zero, 254 pagg., 8 euro), da cui è stato tratto il film Diamond 13 interpretato da Gerard Depardieu e Asia Argento, dove Mat, poliziotto parigino, scopre che il suo ex collega e amico è diventato uno dei più grossi trafficanti di droga del paese. Oppure in La notte che ho lasciato Alex (Meridiano Zero, 304 pagg, 14.50 euro), tra i suoi più belli, con il suicidio apparente di un senatore e l'ispettore Chess che indaga pur relegato al turno di notte. Chess torna tra tradimenti, compromessi forzati e crudeltà in Quelli che restano (Meridiano Zero, 319 pagg., 9 euro), l'ultimo romanzo pubblicato in Italia, mentre con In fondo alla notte (Meridiano Zero, 190 pagg., 13.50 euro) si cambia protagonista e scenario: un ex poliziotto diventato giornalista e la provincia francese, notturna e cupa forse più della città.
I suoi titoli sono anche altri, in una produzione che sembra raccontare una storia che si ripete, che ci trasmette un clima vero e sotterraneo, e che mostra le tante derive di chi sceglie di non stare mai dalla parte dei buoni.

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