domenica 24 ottobre 2010

Francisco Gonzàles Ledesma, Non si deve morire due volte


La copertina mi ha colpita subito, e più volte, durante la lettura, sono tornata a guardarla interrompendo la pagina, o persino una frase. Racchiude una suggestione di potenza narrativa e di metafora, la stessa con cui si apre il libro, una forza che trascina fino all'ultima riga e che inizia con quel drappo rosso che sembra gettato sul volto della sposa. E' lei che cammina verso l’altare, il bouquet in una mano e una pistola nell'altra, nascosta dietro la schiena. Non si deve morire due volte di Francisco Gonzàles Ledesma (Giano, 359 pagg., 17 euro) inizia con un inganno di percezione, spinge a costruirsi una trama interiore già dopo poche pagine, ad anticipare i passaggi successivi, ma ci si sbaglia. Perché anche lo sposo ha una pistola nella fondina. E' tutto calcolato al millimetro, ma lei spara per prima. Sandra Lopez fallisce, rimane viva e può iniziare a raccontare la sua storia, la prima delle tre con cui Ledesma costruisce il suo gioco di intrecci: piani alternati e trame ben distinte, un ritmo che è il primo vero collante di questo ottimo romanzo, dove tutto trova una sua logica e un suo senso di giustizia. Il secondo è Méndez, ispettore fuori binario della polizia di Barcellona, che ha ormai visto molto, che sa ignorare i divieti e le logiche più facili. Mentre avvicina Sandra, lo sfiora Gabri, il killer appena uscito dal carcere, assoldato per un altro delitto che cancellerà il suo debito con chi lo ha aspettato con pazienza e dedizione. Nel suo curiosare, Méndez suona al campanello della villetta fuori città in cui viene tenuta segregata una bimba down, quartiere selezionato come le sue frequentazioni. Silenzi dove la violenza implode grazie alla capacità di Ledesma di lanciare una suggestione e poi ritirasi, quando ormai la trama procede anche da sola. Ogni volta ci si trova seguire un'intuizione e poi a doverla stravolgere, ad affrontare temi nuovi e personaggi che spesso non sono mai del tutto buoni o solamente cattivi. In un affresco in cui i bisogni fittizi superano quelli reali, Ledesma parla di pedofilia e di terrorismo, di valore della vita, di bassezza dell’animo, di amori che sanno aspettare a lungo. Un libro che non si dimentica. 

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