venerdì 5 novembre 2010

Miniartextil

Carole Simard Laflamme, La robe des nations (6.000 abiti/semi in tessuti multietnici).
Installazione realizzata per l'Unesco
Mi appassiona, mi diverte, rimane tra i miei ricordi, perché ogni anno Miniartextil per me è un momento di distacco da tutto. Anche solo mezz'ora, il tempo di osservare le opere e le installazioni dell'ex chiesa di San Francesco prima di infilarmi al lavoro. Quest'anno la mostra ideata da Nazzarena Bortolaso e Mimmo Totaro celebra la ventesima edizione, dal titolo Un giorno di felicità, in omaggio all'opera di Isaac B. Singer, scrittore polacco Premio Nobel per la Letteratura nel 1978, autore di un racconto in cui la luce irrompe ad alleggerire i momenti più difficili. Ad ogni edizione trovo qualcosa su cui riflettere, con il bello di rimanere colpiti da un'immagine. Ormai ho visto centinaia di opere di arte tessile, e ogni anno mi chiedo chi sarà l'artista che saprà andare oltre le aspettative. Quello che mi farà scattare l'ammirazione, sicura di poterne scegliere uno su tutti. Mi guardo attorno e cerco la trasformazione di un materiale come non mi aspettavo, un'immagine a cui ripenserò di tanto in tanto. Qualcosa di semplice ma con una grande forza.

Da sinistra in alto Raffaele Penna, Il grande volo (Carta catramata, ovatta sintetica, lana),
Anila Rubiku, One night only (300 forme di differenti città, suoni e video),
Anna Ray, Knot (cotone e poliestere)
Nobuko Ueda, Performance (baco da seta, filo d'argento)
Ci sono i minitessili, cuore della mostra, trenta centimetri di lato riuniti al centro del percorso espositivo. E poi ci sono le installazioni. Il tratto comune è l'uso di fibre e oggetti che arrivano dalla natura, ma anche un solo filo di cotone, può assumere centinaia di vesti. Fibre di ogni genere, carta, seta, piume, ovatta, legno inchiostri, tessuto e fili di ogni colore e forma, metalli, cenere, aghi di pino, crini di cavallo e intestini di animali essiccati e resi impalpabili, garze e polistirolo, vetro, cotone e piume d'uccello. Qualche artista cerca di valorizzare la bellezza del materiale che ha privilegiato, altri cercano di raccontare una storia, rincorrono un simbolo. Negli anni ho visto migliaia di spilli sospesi in aria assumere una forma indimenticabile, e intrecci preziosi e certosini. Opere nate in questo spazio con lunghissime ore di lavoro e pazienza, e poi distrutte perché troppo delicate per essere trasportate.

Da sinistra in alto Ana Zlatkes, Amor (nylon e legno)
Rosalba Mitaritonna-Tana, ...nell'anno della tigre (carta, fibra di agave, canne)
Milena Anna Korczak, Exuberant enjoyement of life (tela, cotone lino)
Hélène Genvrin e Dario Zeruto, Cascada (550 fogli di carta di cotone fatta a mano, fili di carta di koro)
Quest'anno sono 54 i minitessili in mostra a San Francesco fino a metà novembre, a cui si aggiungono venti installazioni. Miniartextil è anche un percorso per la città di Como: alla Camera di Commercio con l'opera di Onoyama Kazuyo, al Museo Didattico della Seta con altre sei installazioni, tra cui le garze tinte di Anna Moro-Lin e le sfere di tessuto di Anna Pontel, poi i tappeti berberi esposti al Museo Archeologico e l'installazione di Antonio Noia in biblioteca.

Giusy Marchetti, Mi ritorni in mente (Fiat 500 del 1970 ricoperta di fili di lana
lavorati all'uncinetto a punto basso)
Da sinistra Nesem Hartan, Flame (lana, filo di ferro),
Helena Santos, The happiness carpet (carta, cotone, fili, colla, perline d'oro)
Il luogo che da sempre ospita questa mostra aggiunge molta magia ai momenti passati tra le opere d'arte, impone la lentezza del ritmo con cui si scivola in mezzo alle creazioni, tra osservazione di un piccolissimo particolare e la visione d'insieme che offre la navata centrale. Miniartextil è una bella mostra, ma anche un momento in cui si sta bene.

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