domenica 29 agosto 2010

Senigallia


Ci sono luoghi che ti fanno stare bene. Senza farci troppi ragionamenti, senza essere eccezionali o inediti. Ti fanno stare bene e basta. Perché quando sei lì succede sempre qualche piccola cosa bella. Perché ti lasciano il tempo di pensare a cose che ti riguardano e che ti fanno fare un passettino in avanti. Perché ti rendi conto che da lì il distacco verso tutto ciò che ti circonda è positivo, costruttivo, con un ingrediente di equilibrio che non sospettavi di possedere.
Per questo, ogni tanto, devo tornare a Senigallia.
Quest'anno riporto a casa il gusto di pesci freschissimi, l'aperitivo da Uliassi sulla terrazza della Rotonda, il porto al tramonto, una borsata di libri letti e finiti prima del tempo, l'incursione in libreria per non rischiare l'astinenza. Un'amica con cui sono stata bene, la spiaggia vissuta fino all'ultimo raggio di sole, un caldo torrido e bellissimo, un po' di surreale dei vicini di ombrellone. 
Anche questa volta, so che tornerò. 

venerdì 27 agosto 2010

Fred Vargas e Baudoin, I quattro fiumi


Senigallia, La rotonda

Una rapina all'uomo sbagliato. Rabbioso, vendicativo, che insegue e uccide. Fred Vargas racconta, Baudoin disegna e il commissario Adamsberg indaga. Il risultato è I quattro fiumi (Einaudi, 223 pagg., 17 euro) graphic novel che per la prima volta dà corpo a un racconto della scrittrice francese. Si legge in un soffio, appassiona come un piccolo romanzo e in più dà volto ai personaggi, dipinge i luoghi che li circondano. Come in un film i cui ritmi sono governati dal lettore. Adamsberg indaga nella paura, nell'impossibilità di credere a un'evidenza. Segue i suoi percorsi cerebrali portati avanti in solitaria, guadagna fiducia. Insegue un ragazzo che attraversa Parigi in pattini a rotelle e mette in relazione quest'ultimo omicidio - frettoloso e quindi un po' anomalo - con la serie che lo ha preceduto. Nel fascicolo nascosto su uno scaffale c'è solo un titolo: "Delitti dell'Ariete". Non esiste un sospettato, un movente, un denominatore comune tra le vittime. Solo uno sfregio uguale per tutti. Parte da qui Adamsberg, e arriva a chiudere il suo cerchio di pensieri.


domenica 15 agosto 2010

Esmahan Aykol, Hotel Bosforo


Kati Hirschel, nata in Germania e ormai radicata nel Bosforo, gestisce la libreria del giallo di Istanbul. Vivace, appassionata, sveglia e con una minima esperienza di investigazioni e delitti, non può fare a meno di intervenire quando un regista tedesco viene assassinato nella stanza del più bell’albergo della capitale. Potrebbe passare inosservato, se non fosse che la protagonista del film, e ben presto sospettata dell’omicidio, è una sua amica tedesca che non vede da anni, Petra Vogel. Con Hotel Bosforo (Sellerio, 265 pagg., 13 euro) Esmahan Aykol, nata in Turchia e ormai divisa tra il Bosforo e la Germania, debutta in Italia con il primo romanzo della serie con protagonista Kati Hirschel. Un giallo che racconta una città dai ritmi incomprensibili per chi è abituato all’occidente, le ossequiosità delle abitudini mediterranee, i cibi che scandiscono le giornate. Una città di lettori, a giudicare dalle fortune della libreria di Kati, ma anche di criminalità organizzata, di interessi che si incrociano, e che si allargano all’Europa. In quella apparente confusione caleidoscopica di un luogo che non fa distinzioni tra giorno e notte, e dove i peggiori delinquenti mostrano una loro signorilità mista alle ricchezze, la soluzione di quell’omicidio iniziale sta in un legame tutt’altro che semplice da trovare, che all’improvviso cambia del tutto la direzione dell’indagine di Kati. Un libro che suscita simpatia, come la sua autrice, e che si legge con molta scioltezza. 

domenica 8 agosto 2010

Eric Fottorino, Baci da cinema

Villa Monastero, Varenna (Lc)

Ho letto Baci da cinema di Eric Fottorino (Nutrimenti, 185 pagg, 16 euro) per diversi motivi. Innanzi tutto mi incuriosiva il fatto che il direttore di Le Monde, il principale quotidiano francese, si fosse misurato con la narrativa, e in particolare con una storia d'amore. Da un cinquantenne che è partito dal nulla - da un semplice articolo inviato in redazione quando era poco più che ventenne - ed ha scalato fino ai vertici la gerarchia del giornalismo francese, mi aspettavo qualcosa di speciale: un romanzo denso, colmo di atmosfere, con personaggi in qualche modo emotivamente superiori. In questo devo dire subito che non mi ha deluso. E' un libro ben scritto, che scivola facilmente nella lettura, e che mantiene sempre alta la dignità. Forse avevo anche voglia di una storia d'amore, per cambiare un po' le cifre dei tanti gialli e noir che sto leggendo, ma temevo la banalità e il già detto, quindi ho aspettato qualcosa che promettesse serietà negli ingredienti principali. Il terzo motivo è che ogni tanto mi piace sentire parlare francese, evocare nomi, luoghi e quelle atmosfere dalle quali ogni intellettuale, soprattutto se parigino, non sa staccarsi. In Baci da cinema non manca nulla di tutto questo. Fottorino si muove sullo sfondo onnipresente del grande cinema di Francia, racconta alla Truffaut una storia sentimentale forte ma non incrollabile tra un giovane avvocato e una donna sposata e quindi sfuggente, affascinante senza eccessi. Due personaggi molti reali, anche e soprattutto nell'impegno che mettono in questo modo di amarsi così casuale. Sullo sfondo c'è il cinema delle dive, la figura paterna del protagonista che gli ha lasciato tanti ricordi ma anche troppi dubbi, a partire dall'identità della madre che non gli è mai stata svelata. E' un libro che si legge volentieri, con una sua gradevolezza e bellezza, ma in cui manca la scintilla della passione.