mercoledì 10 settembre 2008

Un giorno perfetto

Mancano le passioni. Non quelle disegnate dalla trama, ma quelle capaci di raggiungerti e coinvolgerti. Manca il sincronismo magico nell'incrociarsi delle vite dei protagonisti. Manca, in chi guarda, la capacità e la voglia di identificarsi con quei personaggi di un quotidiano mai banale, che avevano reso indimenticabili film come Saturno contro. Nel suo ultimo Un giorno perfetto Ferzan Ozpetek, reduce dal Festival del Cinema di Venezia (qui il trailer), non scende mai di tono, non sbaglia mai un'inquadratura, tiene il ritmo alto fino all'ultimo istante, nonostante una sequenza iniziale che subito svela il finale. Si lascia accompagnare da una colonna sonora come sempre morbida e suggestiva. Eppure ti lascia la sensazione che le tue aspettative siano state un po' deluse. I volti degli attori, di un cast di assoluto livello, fanno fatica a trovare corrispondenza in quello che raccontano le vite dei loro personaggi, soprattutto quando la cinepresa stringe su espressioni che tendono a ripetersi, maschere di sofferenza esistenziale prive di sfumature. In alcuni momenti, purtroppo, la trama inciampa nel banale: come l'onorevole con la moglie troppo giovane e il "signorsì presidente". Le storie scorrono parallele senza contaminarsi, e il tentativo di far loro seguire quelle correnti invisibili che le circondavano e coinvolgevano in un'unica suggestione, uno degli aspetti più belli del raccontare di Ozpetek, in questo film non riesce fino il fondo.

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