sabato 23 maggio 2009

Gianfranco Nerozzi, Il cerchio muto

"È una notte qualsiasi. Dunque è una normale tragica notte qualsiasi. Domattina i giornali saranno pieni di numeri, di statistiche. Ma la storia non cambierà: qualcuno – probabilmente giovane, magari ubriaco – avrà finito di vivere sull’asfalto di una strada, poco lontano da una discoteca. Ma nessuno ci pensa. Perché sono cose che capitano agli altri...."
Verità allo stato puro, premessa di un esercizio narrativo che genera di paura. Tensione e inquietudine costruite con le parole, con la lentezza delle descrizioni e del divenire, con i piccoli dettagli presenti o assenti. Gianfranco Nerozzi lo fa da anni, lo ha fatto anche in quest'ultimo Il cerchio muto (Nord, 580 pagg., 18.60 euro), perché creare la tensione è la sua grande capacità. Creare le premesse di una irrequietezza che di invade mentre leggi, che non se ne va quando finisci quel blocco di quasi seicento pagine che ti ha tenuto incollato per giorni.
Incidenti apparentemente casuali ma che hanno invece un legame forte e tragico, due protagonisti ben delineati, forti e capaci di governare la storia. Una scrittura di tutto rispetto.

Cos'è l'horror oggi in narrativa e perché ti sei legato a questo genere?
Oggi l’horror è fondamentalmente quello che è sempre stato, ieri e ieri l’altro, nei secoli e nei secoli così sia: endoscopia di uno stato di follia, discesa in fondo (al nero!), immaginazione senza limiti e format estremo della paura. I modelli si ripetono e si trasformano. Partendo da una base antica: l’esorcizzazione dei nostri demoni cattivi e la comprensione di quelli buoni. Poi cambiano gli stili, i linguaggi. Ma la pulsione resta sempre invariata: quel desiderio di rivoluzionare la speranza, il desiderio di scoprire una fottuta isola che non c’è: con tutta quella luce nascosta da portare fuori per ispezionare la tenebra e rendercela amica. Io non sono particolarmente legato al genere horror, mi sento piuttosto come se lui fosse avvinghiato a me, tentacoli attorno all’anima, viticci della malinconia… Quello che m’interessa di più, come artista e come scrittore, quello che mi costringe a farmi avviluppare, è quella potenzialità intrinseca che il genere fantastico permette di avere: fantasia allo stato brado che può esplicarsi in ogni direzione, senza limiti. Uscita continua dal cerchio, evasione… Questioni di cuore per cui vale la pena boccheggiare, che ti rendono in grado di lanciare grida più assordanti.

Cosa fa paura e come si costruisce una pagina che scatena incubi o terrore? Ci sono ingredienti irrinunciabili?
La paura deriva sempre e comunque da un senso di spiazzamento nei confronti di uno status quo che impazzisce, che si altera. Quindi un equilibrio che all’improvviso si spezza. E allora ci sentiamo inermi, fragili… Pronti per cercare di cambiare le cose, forse… Gli ingredienti di base della ricetta: sensibilità, verosimiglianza, dosaggio ritmico. Essere in grado di entrare a fondo nella paura che ti sei scelta, combatterla, per poterla trasmettere con la giusta intensità, infilarsi dentro a ogni personaggio, dentro agli odori e ai sapori: coinvolgimento assoluto, quindi. Poi il tutto deve muoversi dentro a un contesto riconoscibile, il famoso orrore quotidiano di cui parla e scrive King (e anche io se è per quello… ). Parola d’ordine: immedesimazione totale di dentro e di fuori. Queste melodie di parole e immagini, agitate e non mescolate, debbono essere tradotte e trasmesse con il giusto ritmo, come in una partitura musicale che funziona, che possa accodarsi ai battiti del cuore e portarli nella dimensione giusta, là dove il cielo è più nero.

Qual è il personaggio che ritieni meglio riuscito in questo romanzo?
Nel Cerchio muto, così come in tutti gli altri miei romanzi, non ci sono personaggi che ritengo meglio riusciti di altri. Sono quelli lì. Sono loro. Io li sento, e li porto fuori, tutti quanti, e li faccio muovere, anzi: li assisto mentre si muovono. Tutti servono e tutti sono lì perché debbono esserci. Anche il più sgradevole conserva un’ombra di tenerezza, e anche il più buono, il più eroico, detiene un’ombra di dannazione. Così come nella vita di ognuno: il sorriso gelido di mister Hyde e la risata nervosa di Paperino che convivono. Luci e ombre e via andare... Personaggi muti imprigionati dentro al cerchio, che scappano fuori: in mezzo a tutte le grida del mondo.


2 commenti:

Barbara Baraldi ha detto...

"ispezionare la tenebra e rendercela amica"... bellissima!

SenzaUnaDestinazione ha detto...

Nero è un ottimo scrittore, a partire dal paurosissimo "Immagini collaterali", pubblicato nel 2002 da Addictions. Un imperdibile...