venerdì 27 febbraio 2015

Distanze

 
Da sempre, detesto la poesia. La poesia e i poeti. Vivo in un Paese in cui prolificano gli autori, ma non certo i lettori, e dove l'autoproduzione editoriale domina questo genere più di altri. Abbandono le mie ostilità solo davanti alla sorpresa, a quella sensibilità che ogni tanto mi lascia spiazzata, e alla capacità che hanno in pochi, di regalarti un punto di vista di cui avevi bisogno. E' la poesia a cui vale la pena di dedicare uno spazio in una libreria che sta ormai esplodendo. L'ho trovato volentieri, un posto sullo scaffale, per la raccolta Distanze di Ben Simon, pseudonimo di non so quale scrittore italiano che ringrazio per aver realizzato questo libro (Marco Saya edizioni, 159 pagg, 12 euro). Perchè è ironico, divertente, disincantato. A volte un po' sognatore, ma non abbastanza da meritare rimproveri. Veloce nei concetti e nella scrittura. Anche bello da toccare, avvolto da una ruvidezza leggera, e con una bomba a mano in copertina, delicatissima, di Silvia Levenson. Pronta a frantumarsi più che a esplodere. Distanze è una sequenza di composizioni di pochissimi versi, "quasi haiku" come recita un capitolo, che si concentrano sulla cura maniacale delle parole. Storie compresse in una manciata di caratteri. L'essenziale che custodisce, e rende chiari, i concetti più profondi. Per chi è convinto che bastano poche parole a racchiudere il senso di vite intere.

Il libro è qui. In sottofondo questa

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