sabato 22 novembre 2008

Tenco e il tango

I suoi testi non hanno età, come si dice delle canzoni che attraversano i decenni senza sentirne il peso. In più, il ritmo sensuale del tango, riesce a renderli ancora più intriganti, più coinvolgenti. Riesce a trasformarli in qualcosa che si insinua sotto pelle, un effetto taumaturgico per i momenti di crisi o di particolare struggimento. Luigi Tenco, suicida la notte del 27 febbraio 1967 dopo l'eliminazione dal Festival di Sanremo, non ha fatto in tempo a raccontarli e viverli quei testi, e ciò che rimane ancora oggi sono le parole pure e quella tristezza di fondo che ha caratterizzato i pochi anni della sua esistenza. La sua fine rimane ancora oggi un mistero, che diventa protagonista di una storia scritta da Carlo Lucarelli e trasformata in uno spettacolo teatrale di Giorgio Ugozzoli. In Tenco a ritmo di tango (Fandango, 60 pagine, 18 euro con cd), un ispettore di polizia viene incaricato di investigare sul viaggio fatto dal cantante a Buenos Aires nel dicembre 1965. Diventa lo spunto per ritrovare una locanda dove ogni sera un piccolo gruppo suona le canzoni di Tenco a ritmo di tango. Un'atmosfera che ridisegna gli accordi, sposta gli accenti delle parole, trova un passo più deciso e grida con più forza, rispetto alle versioni originali, il disprezzo o la disperazione. Dieci canzoni musicalmente riscritte da Alessandro Nidi, e interpretate dalle voci dell'insuperabile Mascia Foschi e di Adolfo Margiotta.

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