domenica 22 novembre 2009

Alessandro Baricco, Emmaus

Un momento di formazione, l'attimo della vita in cui si sceglie che strada prendere, cosa essere e quali modelli seguire. Quattro adolescenti. I desideri che si fanno avanti, le famiglie, le paure, il sesso, la religione e l'espiazione, la voglia di capire. L'incapacità di salvarsi. Il voler guardar solo avanti, senza sapere cosa ci trasciniamo dal passato: quali condizionamenti, limiti, timori. In Emmaus (Feltrinelli, 139 pagg., 13 euro), Alessandro Baricco parla di questo, e di molto altro. Quello che non c'è in queste pagine, arriva attraverso le suggestioni, gli spunti su cui riflettere, confrontarsi, immaginare.
"Ci disarma, infatti, l'inclinazione a pensare che la nostra vita sia, innanzitutto, un frammento conclusivo della vita dei nostri genitori, solo affidato alla nostra cura. Come se ci avessero incaricato, in un momento di stanchezza, di tenere un attimo quell'epilogo per loro prezioso".
L'eredità di ciò che ci rimane inevitabilmente attaccato dentro le mura di casa, senza scegliere e senza pensare. Senza ragionare sulle sue trasformazioni.
"Così, senza saperlo, ereditiamo l'incapacità verso la tragedia, e la predestinazione verso la forma minore del dramma: perché nelle nostre case non si accetta la realtà del male, e questo rinvia all'infinito qualsiasi sviluppo tragico innescando l'onda lunga di un dramma misurato e permanente - la palude in cui siamo cresciuti. E' un habitat assurdo, fatto di dolore represso e quotidiane censure".
E infine il male dispensato come deterrente, il suo esistere sparpagliato forzatamente per poterlo evocare all'occorrenza. Una prassi educativa, una calamita innescata nel momento di maggiore fragilità esistenziale. Ingrediente acquisito e troppo sottovalutato di esistenze che stanno prendendo le misure con la vita che le aspetta.
"Nessuno di noi ha quella sensibilità per il male - una specie di morbosa attrazione, atterrita - ma in quanto atterrita sempre più morbosa, inevitabile - come nessuno di noi ha la stessa vocazione del Santo per la bontà, il sacrificio, la mitezza - che di quel terrore sono la conseguenza. Forse non ci sarebbe bisogno di scomodare il demonio, ma nel nostro mondo ogni santità è strettamente intrecciata a un'indicibile consuetudine col maligno... Così si parla di demoni, senza la prudenza che invece si dovrebbe avere, nel parlare di demoni. E al cospetto di anime chiare come le nostre - di ragazzi. Non hanno pietà alcuna, in questo, i preti".
E' da cercare in spunti come questi, a mio parere, lo spessore di questo romanzo concentrato in poche pagine. E in una scrittura alta, assolutamente alta, che segna la distanza incolmabile con la maggior parte delle pagine racchiuse dalle decine di copertine che mi circondano.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

il libro è interessante. Il titolo è deviante. Mi aspettavo qualcosa di diverso, forse più attinente al passo del Vangelo. Ho letto le varie recensioni ma resto comunque confusa sull'aspetto religioso del libro. Vorrei capirci di più ma .....

SenzaUnaDestinazione ha detto...

Forse questa vaghezza lascia la possibilità di decidere il punto di vista che si preferisce