Ne parla stasera per la prima volta, e sono curiosa di sentire quanta altra vita c'è in quello che va oltre la densità di quelle 120 pagine in cui scorrono parallele le storie di Marta e di Olga. Elisabetta Bucciarelli in Femmina de luxe, uscito pochi giorni fa per Perdisa editore, parte dal tema dell'estetica più rigorosa, quella che schiavizza anche chi si crede libero da tutto, per architettare un gioco degli opposti in cui ogni certezza si mischia fino a confondersi. In cui la vita scorre fino a toccare l'opulente ricchezza che rincorre la perfezione assoluta, e la sporcizia disturbante di un malato di mente che sfugge a tutti. Nella contrapposizione apparente tra due ragazze tenute distanti da bellezze che nulla hanno in comune, da desideri puramente materiali in una, anacronisticamente ideali nell'altra, si ritrovano identiche debolezze, banali ma capaci di ripetersi all'infinito. Quelle imposizioni mentali spesso inconsce che, per quanto possa essere amareggiante ammetterlo, decenni di storia sociale e civile non hanno saputo sradicare fino in fondo, e che tornano a galla nella loro prepotenza trascinate da un fenomeno di costume, da un programma tv o da una pubblicità di successo. Meccanismi esasperati ma nemmeno più di tanto, che costringono le due protagoniste a pagare sacrificando la vita e la dignità. Ancora un volta indaga l'ispettore di polizia Maria Dolores Vergani, sempe più infastidita da chi mente e da chi è pavido, da chi fugge e da chi, pur di non sconfessare le proprie convinzioni, rimane in silenzio anche davanti ad una figlia morta.
La prima presentazione di Femmina de luxe è al Colzani Caffè di Cassago Brianza, da pochi giorni proclamato "Bar dell'anno 2009" da un giuria scelta dal Gambero Rosso. Un altro regno dell'estetica, ma anche della sostanza.
La musica è la sua, ma forse anche la vita.