Un accadimento alle cui spalle c'è una regia nascosta, qualcuno che lo ha causato con fini negativi, attento affinché non venga mai scoperto chi lo anima. Una centrale occulta, sconosciuta e difficile da rintracciare. Questo è il complotto, motore di fondamentali momenti storici - dalla Rivoluzione Francese all'assassinio di Kennedy - e anima stessa della narrazione. Nulla è più intrigante del raccontare una realtà che si muove su due piani, e dove solo il narratore onniscente può avere una visione di insieme. Tra gli esempi più illustri, I demoni di Fedor Dostoevskyij, rappresentazione di uno dei complotti più belli della letteratura mondiale, così come i romanzi di Walter Scott. Oggi il complotto romanzesco si muove tra i parametri del verosimile, da James Ellroy a Patrick Fogli, con il suo ultimo Il tempo infranto (Piemme, pagg. 655, 20 euro), opera globale sulla strage di Bologna e sui segreti mai venuti alla luce di un'Italia stretta tra terrorismo e massoneria, pericoli di colpi di Stato e impotenza delle Procure. Perché oggi il narratore, nel suo ruolo di interfaccia sociale, lega in un rapporto compiuto tutto ciò che la magistratura o l'autorità non riconducono a una prova processuale, a una dimostrazione giudiziaria. Il romanzo documentaristico va oltre questi limiti, e articola con una maggiore libertà ipotesi, sospetti, una comprensione di insieme che, come risultato immediato, spinge a non temere quello che accade. Perché il grande merito di questa narrativa che fa proprio un tentativo di analisi e spiegazione di ciò che sfugge alle cronache, è la capacità di scomporre la paura attraverso gli strumenti della spiegazione e della chiarezza, anche se rischia di far intravedere qualcosa di più grande, qualcos'altro da temere. "Quando ho iniziato a scrivere questo libro - spiega Patrick Fogli - sono partito da una domanda: se la realtà è quella che si vive o quella che ci si convince di vivere. Così ho aperto i faldoni, ho cercato il materiale e tentato di capirlo". Il tutto con la consapevolezza che il nostro è un paese di segreti, dove le risposte ufficiali "vagano come pallottole impazzite, lasciando il tempo che trovano". Il romanziere diventa così "dietrologo", fa controinformazione, stimola a ragionare su qualcosa che va oltre il narrato, ma che si ferma un passo prima rispetto alla scientificità della saggistica. "Il romanziere - prosegue Fogli - racconta qualcosa di riconoscibile che serve a ricostruire un quadro generale. In questo il complotto è divertente, inventato o legato a un dato reale che sia: serve a misurare se riesci a scatenare in chi ti legge le stesse domande che ti sei posto tu". Il 2 agosto 1980, quando esplose la bomba alla stazione della sua città, Patrick Fogli aveva 9 anni: "A Bologna abbiamo tutti una storia su quel giorno, su dove eravamo e cosa stavamo facendo, ma nessuno ha mai scritto un romanzo sulla strage. Eppure si è trattato del peggiore attentato di Stato in tempo di pace, ci sono state condanne ai servizi deviati. Chi ci ha governato, negli anni, ha lavorato per nascondere la verità, e il terrorismo è venuto a galla solo come pretesto politico". Ora la complessità di questo collage, prende una forma organica, logica e corale nel romanzo di Fogli.
Questa canzone, per forza.
1 commento:
il tuo video della presentazione di femmina de luxe è un ottimo documento... certo sulla tecnica di ripresa si può migliorare... ma resta un ottimo documento... ciao e a presto
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