L’energia, prima di tutto. E’ l’immagine che rimane di lei, sopra ogni cosa. Quel suo vagare quasi disordinato eppure deciso, come se non fosse importante avere una meta precisa, ma solo muoversi. Uscire a fumare una sigaretta, cercare un ristorante senza accorgersi che sta lì di fianco, e che tutti sono già al tavolo. Di Esmahan Aykol rimane un senso di simpatia e divertimento, la stessa gradevolezza istantanea che trasferisce nella sua scrittura. In Hotel Bosforo e Appartamento a Istanbul (pagg. 319, 14 euro), i suoi due romanzi pubblicati in Italia da Sellerio, in attesa della serie già tradotta in altre lingue, non racconta storie facili: scivola in mezzo alla criminalità organizzata, ai rapporti internazionali tra polizie chiamate a indagare su uno stesso caso, si sposta verso reati difficili da trattare e da accettare. Mostra la naturalezza di una società dove la corruzione viene intesa come atto di generosità e gentilezza. Affronta, con decisione, la condizione della donna nel suo paese, la Turchia. Eppure non ci sono mai pesantezza, volontà di complicare le cose, intralcio delle percezioni. C’è solo la voglia di raccontare, descrivere personaggi con antipatie e simpatie, far entrare in scena un poliziotto bello, bellissimo, per poi accorgersi che quella Kati Hirschel che indaga nei suoi libri, mai e poi mai si sarebbe potuta innamorare di un uomo con la divisa e la pistola. E quindi concedersi il piacere di cacciarlo fuori dalle pagine senza ripensamenti. Una decisione che Esmahan ha preso con particolare divertimento, diffidente e quasi ostile a qualsiasi ingerenza dei poteri nelle esistenze di chi un paese lo fa partendo dal basso. Combattiva e pronta a prendere posizione davanti a chiunque si faccia rappresentante delle ipocrisie e mistificazioni di chi finge che tutto stia andando per il verso giusto. Della finzione che, tra i primi problemi da risolvere, in un paese come la Turchia che ha abbandonato l'idea di essere Europa, ci sia la gestione interna dell’esercito, e non un’uguaglianza di diritti che ancora si fa attendere. La donna, nella narrazione della Aykol, ha forzatamente un ruolo centrale: capace di volare alto rispetto a qualsiasi ruolo marginale, di andare avanti da sé, di ignorare le allusioni e le frasi fatte, la subordinazione implicita in ogni gesto maschile, anche nei tentativi di seduzione e galanteria. La sua autonomia passa soprattutto attraverso la consapevolezza politica e sociale, la capacità di tenere le distanze giuste rispetto a ciò che non condivide, o che le viene imposto. L’ironia è un altro passaggio fondamentale: nei personaggi c’è sempre un’ombra di rocambolesco, di fatalista e di illusorio, che allunga le distanze rispetto all’Occidente. Raccontare il contrasto tra turchi e tedeschi è inevitabile per chi, come lei, è vissuto tra Istanbul e Berlino. Il Bosforo caotico, inquinato, chiassoso e carico di pregiudizi in cui Kati-Esmahan si muove frenetica, è il luogo dove ci si sente sempre a casa, dove si ragiona nella giusta direzione e dove, concedendo un po’ di bontà a se stessi, si comprendono gli altri, qualunque sia la loro provenienza. Anche nelle distanze incolmabili che separano polizia e criminali, amici veri e banali figure di passaggio.
2 commenti:
bentornata!
eheh... :-)
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