Un luogo: Palanzo di Faggeto Lario. Una strada tortuosa, rumori distanti, il lago dall'alto nascosto dalla foschia che lo protegge come una coperta sospesa, due ripetitori piazzati selvaggiamente sopra il cimitero, dove finisce la strada che tredici chilometri prima si stacca da Como, eppure nessun segnale capace di dare vita ai telefoni cellulari. Case di pietra arrampicate su livelli disordinati, gradini di acciottolato consumati, freddo dentro e fuori le pareti, finestre dove chi viveva decenni fa ha abbandonato un brandello di pizzo che sventola senza sosta. Un rifugio per artisti, musicisti, scultori, ceramisti. Un posto dove smettere di avere fretta.
Un suono. Edvard Grieg, Franz Liszt e Pyotr Ciajkovskij in un sorprendente adattamento per pianoforte de Lo Schiaccianoci di Franco Torri, pianista e compositore capace di assemblare note cariche di passione, come nei suoi Percorsi della memoria, e di rileggere gli spartiti dei grandi con devozione e innegabile bravura. Ogni due settimane nel salotto della sua abitazione di Lemna si ritrovano una trentina di persone, giovani e meno giovani, incantate per due ore dalle sue dita che scivolano sui tasti. In cambio per lui solo un caloroso applauso.
Un'immagine. Una forma essenziale, un cubo di luci fluo dove si incrociano luce naturale e artificiale. L'installazione BiancoFluo dell'artista comasco Yari Miele, allestita a Como, invita a girarle attorno, ad attraversarla, ad annientare i perimetri e gli spazi di cui sembra essere fatta, che scompaiono nel movimento di chi osserva e nel contrasto luminoso.
Una storia. I cinquecento quadri di Gianluigi Bianchi, artista milanese allievo di Aldo Carpi e scomparso nel 1973, ritrovati dopo quarant'anni di oblio ed esposti in questi giorni a Carimate. Pitture cupe dall'impatto quasi freddo, ma capaci di coinvolgere silenziosamente nella storia che raccontano, di bloccare lo spettatore nei pochi attimi in cui osserva l'altezzosa virilità di un gallo, l'inquietudine dei sogni di un macellaio, le ali di una farfalla destinate a vivere per il solo giro di una lancetta d'orologio, l'umanità di un asino. Un tratto pittorico spigoloso che ricorda Chagall, ma che si ammorbidisce nei bellissimi disegni: asini e ancora galli, uno dei suoi temi ricorrenti, un violinista e un giocoliere dagli sguardi distanti. Un "espressionista fiabesco", come lo hanno definito Dorian Cara, curatore della mostra di Carimate, e Antonella Ferrari, che si è fatta carico del lungo restauro di queste opere di cui ancora non si conosce la destinazione futura. Un indagatore delle solitudini dell'anima, dei drammi eterni, della curiosità del vivere alle cui spalle sta il ricordo della morte. Una piacevole sorpresa.
8 commenti:
caspiterina, le scovi tutte te... ecco perché sei scomparsa dalla faccia della terra, ieri :) hai fatto bene!
ho portato anche la puzzola... guarda che a carimate è molto carina anche per mehala
scusa se rompo... ma il signor Miele lo conosce Flavin, vero? sai come sono, non è bello copiare...
buona settimana
Liz
(l'adattamento dello Schiaccianoci lo vorrei sentire anch'io!!!)
ci trattiamo di lusso? eh? brava!
@ akio: si, devo ammettere che in questo we non mi sono lasciata mancare nulla, e ieri ho pure lavorato... Anzi, ti devo dire che mi piacciono molto i tuoi mini reportage artistici. Dici che con il mio telefonino potrei tentare di fare qualcosa di simile? Da akio-allieva, ovviamente....
@ liz: magari si può considerare appartenenza a un genere piuttosto che copiatura... ispirazione, tributo... qualcosa anche di positivo insomma....
di posti dove si smette di avere fretta ce ne sono pochi...bellissimo.
ti ringrazio paola, stampo il tuo commento e me lo porto all'esame di grammatica come un portafortuna:)
No, non ho ancora visto il film. Per il momento sono legata a casa per il piede - non posso ne guidare ne camminare... in più, per dire la verità, non me la sento. Non so dire perché, ma tante volte i film portano via la gioia che hai avuto leggendo il libro. Vedi, quèsto è proprio un momento in cui mi sento limitata dalla lingua straniera:D
si con il telefonino si possono fare degli ottimi mini-reportage. bisogna solo avere in testa il ritmo interno alla inquadratura, la durata ottimale e la mano ferma!
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