Partiamo dal sostantivo e dal suo significato: "Cortigianeria, l'essere cortigiano". Poi i sinonimi: ossequiosità, servilismo, adulazione, blandizia, lusinga, piaggeria, ruffianeria, sviolinata. E quindi, chi mette in atto uno o più di questi atteggiamenti, è adulatore, incensatore, intrigante, piaggiatore, ruffiano. Ora che abbiamo chiaro di cosa stiamo parlando, possiamo anche renderci conto di quante volte ci imbattiamo in questa - come definirla? - situazione, atteggiamento, condizione. Scelta. I termini per definirla sono cambiati nei secoli, seguendo più o meno le mode del lessico, ma la sostanza non cambia, ed è quella che rende più che mai attuale il piccolo saggio di Paul H.D d'Holbach, Saggio sull'arte di strisciare ad uso dei Cortigiani (Il Melangolo, 26 pagg., 4 euro). Scritto nel 1813 dal barone illuminista amico di Grimm e Diderot, divagazione di costume all'interno delle sue "facezie filosofiche", è un breviario di verità. "Un buon cortigiano - illustra d'Holbach - non deve mai aver un'opinione personale, ma solo quella del padrone o del ministro... non deve mai avere ragione e non è in nessun caso autorizzato ad essere più brillante del suo padrone...". Mestiere difficile, allora come oggi, perché "I filosofi, che spesso sono di cattivo umore, considerano il mestiere del cortigiano come vile, infame, pari a quello di un avvelenatore... Ma come fanno questi ottusi a non rendersi conto del costo di tanti sacrifici? Non pensano al prezzo da pagare per essere un buon cortigiano?... Solo lui è capace di un così nobile sforzo".
Da leggere, dedicandogli pochi e preziosi minuti.
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