Guardare il mondo da una prospettiva orizzontale: tecnica da applicare periodicamente per riconciliarsi con se stessi, con quello che ci circonda, con tutto. Cambiare punto di vista e percezione, sdraiati su un lettino, sulla sabbia, su uno scoglio. Apprezzare il ruolo terapeutico della spiaggia come valore in sé, senza pregiudizi di latitudine, status, estetica, colonizzazione turistica.
Viverla andando al di là della condizione di affollamento, sviluppando la capacità di isolarsi al solo contatto con la sabbia. Lasciarsi invadere dal nulla fissando un punto di blu. Pensare (ma anche non pensare) davanti a un orizzonte immobile. Leggere leggere leggere... e ogni tanto far scivolare lo sguardo verso l'acqua.
Ma soprattutto rimanere paralleli al suolo in uno stato di abbandono.
La condizione non si raggiunge spontaneamente, occorrono un periodo di esercizio e un po' di applicazione mentale, all'inizio. Ma poi funziona ed è per sempre.
Sull'ultima spiaggia mi hanno tenuto compagnia (in ordine di apparizione):
Leonardo Gori, Musica nera
Giampaolo Simi, Rosa elettrica
Alfredo Colitto, Duri di cuore
Giuseppe Vottari, La carne della tela
Valentina Gebbia, Palermo Borgo Vecchio
Anne Holt, Quello che ti meriti
Angeles Mastretta, Mariti
Girolamo De Michele, La visione del cieco
Generi di conforto: Ichnusa, la birra sarda, da sorseggiare a fine giornata.
1 commento:
bella la musica!!! molto verticale però... ;o) bentornata, io non ancora...
liz
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