martedì 21 settembre 2010

Nuova Passione


Scrittori. Tanti e protagonisti più di tutti. Dall'Italia di ogni latitudine, dai paesi dell'Europa e dall'altra parte del mondo. Al debutto e no. Emozionati, alcuni. Per bambini e per grandi. Tutto intorno movimenti che si incrociano, giochi per imparare a disegnare e cibi divertenti, da guardare e da replicare. Arte, tanta, che cambia e che invade le sale, il parco, gli sguardi. Carabinieri e finanzieri, elicotteri scenografici mai visti a un festival. Amici, libri, fotografie, poesie. Sabato per dare forma, domenica per partire. Qualche ansia che non deve mai mancare. Gli entusiasmi di tutti, la voglia di esserci. L'intensità piena, la curiosità, la sorpresa e il divertimento. Quindici giorni per viverlo anche quest'anno fino in fondo questo festival che da nove anni resiste, si arricchisce, si ripulisce, corregge gli errori e rinnova la fantasia. 
Fino al 10 ottobre sarò qui, a ogni minuto di ogni incontro.



venerdì 10 settembre 2010

Patrizia Valduga / Giovanni Manfredini, Manfred


Ci dava la prigione del destino 
solo qualche ora d'aria per l'amore 
che per destino ha solo il suo declino. 
Si aspetta e si riaspetta e poi si muore. 

(Patrizia Valduga / Giovanni Manfredini, Manfred, Mondadori, 87 pagg., 10.40 euro) 


sabato 4 settembre 2010

Epurazione

Cascade Cordoba. Installazione di Alicia Martin 

Parecchi anni fa ho avuto la mia intensa stagione di lettura dei romanzi di Manuel Vazquez Montalban. Tra le tante particolarità di Pepe Carvalho, il suo investigatore, ce n'era una con cui non riuscivo a fare i conti. In momenti particolari - di amarezza, delusione o chiusura di una parentesi - tornava a casa, sceglieva con cura un volume dalla sua ricca biblioteca, e lo gettava nel camino. Assaporava la distruzione di quelle pagine e del loro banale o inutile contenuto gustandosi un calice di vino rosso, o pregustando la specialità culinaria a cui si sarebbe dedicato da lì a poco.
Non capivo. Nella mia visione sacrale dell'oggetto libro, non riuscivo a comprendere questo piacere. Oltretutto partorito da uno scrittore, uomo di cultura e di libri. Poi ci sono arrivata anch'io. Dopo anni di accumulo compulsivo e irrazionale di ogni pezzo di carta minimamente rilegato, da un po' di tempo a questa parte mi sto alleggerendo. Gli scaffali delle mie librerie, ormai arrampicate su ogni angolo di muro, non sono mai stati così vuoti, in grado di lasciare spazio alle cose migliori che arriveranno. 
L'epurazione ha le sue regole. Le prime fasi sono state timidissime, con attacchi solo a ciò che era palesemente superfluo. Ora ho sviluppato un metodo. A volte è un gesto apparentemente istantaneo, ma in realtà sempre ragionato: vedo il libro, capisco che non mi ha dato e mai mi darà nulla, allungo il braccio e lascio che si apra il vuoto sullo scaffale. Altre volte è pensato per giorni: li guardo, li rumino, penso al contenuto e a chi lo ha scritto, e poi sopprimo. Ultimamente l'eliminazione di un paio di opere omnie di italiani, mi ha regalato un grande senso di leggerezza e liberazione. Un po' alla volta, attorno a me rimane solo il bello e il buono, ciò che ha valore, che mi regala qualcosa ogni volta che l'occhio cade sul dorso e legge il titolo. Ora stanno in primo piano, liberati dal superfluo che schiamazzava attorno a loro.
Parallelamente ho sviluppato nobilissimi canali di smaltimento: biblioteche di carceri, bookcrossing, vicini di casa, conoscenti prima increduli e poi felici di ricevere volumi in perfette condizioni. Libri la cui inutilità sociale e umana racchiude due opposti che li riscatta: la privazione e il dono.


giovedì 2 settembre 2010

Hans Tuzzi, L'ora incerta fra il cane e il lupo

Senigallia, il castello 

Una Milano un po' nostalgica, impietosa con gli uomini e generosa con le donne. Accentua il divario tra i diversi spessori e le onestà altalenanti degli individui, offre riflettori facili a chi spende tutto se stesso nell'esteriorità e nella fretta, custodisce i segreti di chi segue i propri ritmi, fermandosi a riflettere. Ho letto con grande piacere L'ora incerta fra il cane e il lupo di Hans Tuzzi (Bollati Boringhieri, 165 pagg., 15 euro), uno dei libri migliori in cui sono incappata negli ultimi tempi, e di certo la sorpresa più gradita tra gli autori italiani. Un giallo che inizia con l'omicidio di una giovane donna, vittima di un'aggressione ferocissima a pochi metri dall'abbazia di Chiaravalle. Sfigurata dal suo assassino, Elisabetta Crimoli non rivela subito la sua identità, ma il dubbio durerà solo poche ore. Il commissario Melis si muove in una città ristretta attorno agli ambienti intellettuali a cui appartiene la vittima, ma è costretto a sconfinare tra le stanze - decisamente meno gradite - degli arricchiti. Arrivano da qui le figure maschili più misere, caratteri e difetti portati all'estremo e ridicolizzati persino nella scelta dei nomi, compagni di vita della donna uccisa, eppure inspiegabilmente distanti da lei nella loro pochezza fastidiosa. Mentre Melis e la sua squadra - ben assortita e altrettanto ben raccontata - si avvicinano a un epilogo che non era facilmente immaginabile, la figura di Elisabetta Crimoli si compone nella sua bellezza, e quasi ci dispiace che le sia toccata la parte della vittima. La scrittura è immediata pur nella sua ricercatezza, impone il giusto ritmo e tiene alta l'attenzione, rende davvero difficile abbandonare la lettura. Si arriva all'ultima pagina con le percezione che alle spalle di questo libro ci sia molto di più di quello che viene raccontato, un patrimonio di conoscenza e cultura che traspare nei dettagli, e con la soddisfazione di avergli dedicato il proprio tempo.