sabato 1 gennaio 2011

Le luci nelle case degli altri


Una grande passione per gli esseri umani, che coniuga due anime: la scrittura e la radio. Chiara Gamberale, dopo La zona cieca, dove aveva raccontato la difficoltà di lasciarsi, torna a parlare di coppie, dei modi - mai facili - di pensare la famiglia e di farla sopravvivere. Sono diverse e difficilmente conciliabili le famiglie che popolano il condominio di via Grotta Perfetta 315 a Roma, a volte non si riesce nemmeno a pensarle come tali, eppure Mandorla, la protagonista di Le luci nelle case degli altri (Mondadori, 392 pagg., 20 euro) le vive tutte per cercare il suo luogo. La storia parte da un paradosso, la morte della madre della piccola Mandorla, che lascia una lettera in cui annuncia che il padre della bimba vive in quel palazzo di cui era amministratrice. Basta una riunione condominiale per chiarire che nessuno ha voglia di dare una risposta certa a quella domanda che scatena un giallo emotivo, e così è l'intero condominio ad adottare la piccola. "Viviamo tutti all'oscuro di qualcosa che ci riguarda - dice la Gamberale, riprendendo un passaggio che è il nodo fondamentale di questo libro e dei temi che affronta -. All'inizio fa un po' paura pensarci, poi sempre meno".

Che libro è Le luci nelle case degli altri?
E' un libro sulla famiglia, ma ancora prima sulla capacità di accudimento che tutti noi portiamo dentro. E' anche un libro in cui, attraverso la figura di Mandorla alla ricerca della sua identità, cerco di ragionare sulla volontà di capire chi sono le persone che ci circondano, e chi siamo noi. Lo faccio attraverso cinque modelli di famiglia, uno per ogni piano. Al primo la donna rimasta sola, al secondo la famiglia post-patriarcale, dove la moglie è molto forte. C'è poi la coppia di omosessuali che mette il matrimonio e la paternità al centro, perché sono cose che non possono avere. Al quarto piano riprendo i due protagonisti del precedente romanzo, La zona cieca, che sono due figure molto autoreferenziali, per concludere con la famiglia perfetta, il nucleo stabile del quinto piano, dove all'apparenza tutto funziona come deve. 

Qual è l'aspetto toccato in questo libro a cui sei più legata?
Sono diversi. Mi piacciono i lati meno nobili dell'esistenza, e in questo romanzo sono stata più comprensiva con i difetti dei protagonisti. C'è poi il grande tema di fondo, capire chi sono le persone che abbiamo accanto, e la difficoltà di ammettere che possono avere un ruolo diverso da quello per cui le conosciamo. Mi piace anche pensare che si riesca ad uscire dai condizionamenti della nostra infanzia, che ci sia una parte di vita che è solo nostra. 

E' un tema risolto?
In questo libro ho risposto a cose sulle quali sto ancora riflettendo, e ho voglia di stare ancora un po' con loro. E' ancora presto per separarmene e pensare a un altro romanzo. Non so quale sarà il tema di cui avrò voglia di parlare. Del resto la scrittura ti mette in una piccola condizione di estasi, puoi lasciarti andare senza farti male: anche se penso qualcosa prima, poi mi fido di quelle che succede quando mi metto davanti al pc.