lunedì 28 settembre 2009

Occasioni speciali

Ci sono momenti che valgono anche questo, la sfida tra il tacco cattivissimo e il pavimento ostile. Per arrivare a fine giornata di un debutto importante e poter dire di avercela fatta, anche da questo punto di vista. La partenza - emozionante - dell'ottava Passione, se lo meritava.
La foto è di Marina Magri, bravissima.


venerdì 25 settembre 2009

Si parte, anche quest'anno


Sarà bel tempo domenica, dicono. Intanto, come al solito quando manca così poco, mi chiedo se ho fatto tutto. Se ho dimenticato qualcosa o qualcuno. Se mi basterà un giorno solo per trasformare quello che c'è ora nello scenario sgombro di un villa d'epoca, in ciò che si vedrà domenica. Un anno nel mio cervello, sei mesi di e-mail, telefonate, riunioni, comunicati stampa, newsletter. Di parole, di altri festival, di idee. Di entusiasmo accumulato e trasmesso. Di passione, perché se si chiama così non è un caso. La passione per il delitto. Il mio festival. E' diventato di tanti ormai, ognuno ne ha creato un pezzo negli anni, lo ha costruito, vissuto, migliorato. Gli ha dato vita. Si è affezionato. Ma io continuo a sentirlo mio, quella cosa nata senza pensare al dopo, come quasi tutte le cose che faccio. E che ora ha accumulato otto anni di vita. Li tengo io i conti dei numeri, e sono la prima a non percepirne il significato profondo: 479 ospiti, 333 scrittori e altrettanti libri, 21 arrivati da mezza Europa e dall'altra parte del mondo, 50 laboratori per bambini, 8 mostre d'arte. Quasi cento giorni passati a Villa Greppi, a sentir parlare di libri gialli o noir, polizieschi o thriller. Di violenza dissimulata e inventata. Di pretese di realtà e di ottima finzione.
I numeri che contano per me sono altri, e non sono elencati in una tabella. Sono quelli dei legami, delle amicizie, delle emozioni, della crescita. Degli affetti, importanti. Del tanto che ho dato e dell'infinito che ho ricevuto da quando il mio mondo si è aperto a tanti altri mondi diventati una parte della mia vita. Da quando ho abbattuto i confini del mio esistere qui e ora, e mi sono fatta trascinare in giro attraverso le scritture, i libri, le copertine, i vissuti, gli interessi comuni e quelli contrari, il confronto e l'arricchimento. I volti nuovi e mai più rivisti, che mi hanno lasciato qualcosa di bello. Quelli diventati irrinunciabili.
E' partito tutto da lì, stagione dopo stagione. E lì ritorna a fine settembre, da otto anni.
Si chiama Passione.


martedì 22 settembre 2009

Io sono paranoico

Le regole sono le solite: rispondere alle domande senza mentire e alla fine contare i sì. La maggioranza rispetto al totale accerta la diagnosi. A quel punto niente paura: l'eziologia ci conferma di essere andati nella direzione giusta ma, subito dopo, la cura ci spiega come risolvere il caso. Del resto, se si è paranoici, la cosa migliore è farsene una ragione e cercare di cogliere i lati positivi dell'essere insopportabilmente ansiosi, se si riesce a trovarne almeno uno...
Io sono paranoico di Dennis Diclaudio (pagg. 191, 11 euro), è uno dei numerosi titoli che io trovo geniali pubblicati da Isbn. "Guida tascabile ai tremendi disturbi mentali che già credi di avere" è il sottotitolo, perché la prima prova è su se stessi. Ma poi diventa impossibile non misurare chi ci circonda, iniziando a imporgli un test prima di ogni conversazione.
Passiamo agli esempi.

1. Hai un temperamento ansioso o nervoso?
2. Scatti facilmente?
3. Sei ricettivo quando ti danno un ordine?
4. Fai più o meno tutto quello che ti viene ordinato?
Come non riconoscere in tutto questo il "Disturbo dei saltatori francesi del Maine", altrimenti detto "Latah"? Chi si ostina a non voler vedere il lato clinico chiama tutto questo serietà o affidabilità. Ma attenzione, è il primo passo verso l'ipocrisia, che potrebbe sfociare nel seguente disturbo:
1. Spesso ti senti frustrato?
2. Ti senti sopraffatto dalle emozioni?
3. A casa tua ci sono buchi nel muro?
Cos'è? Facilissimo: "disturbo esplosivo intermittente", detto anche "disturbo della rabbia".

Andiamo avanti:
1. Ti capita di sentirti apatico?
2. Ti senti separato dal mondo che ti circonda?
3. Ti senti mai come se fossi un robot, programmato per vivere in un certo modo?
Quale essere umano potrà esimersi dal rispondere in modo affermativo ad almeno due di questi quesiti? Nessuno, perché tutti siamo affetti da disturbo di spersonalizzazione.

1. Credi mai quello che credono gli altri?
2. Alcune delle tue convinzioni profonde sono, diciamo così, un po' insolite?
3. Sei intimo di una persona a cui è stato diagnosticato un Disturbo Psicotico?
E' il "Disturbo psicotico indotto", ovvero "Folie à deux". Attenzione prima di rispondere negativamente alla domanda numero tre: conosciamo davvero i lati oscuri di chi abbiamo accanto?

Il capitolo finale è dedicato ai disturbi sessuali ("perché il sesso è la porta di ingresso di centinaia e centinaia di nevrosi"...). E qui non mi inoltro. Fatelo voi.
E ricordate che conoscere significa prevenire....


sabato 19 settembre 2009

Fabio Viale



Forza... Italia!
Marmo bianco e marmi policromi, pigmenti
200x150x3 cm (2004)
Allarmi Art in progress
Como, 12-21 novembre 2004
Caserma De Cristoforis

"Il verde, il bianco e il rosso sono ricoperti di squame che, a uno sguardo ravvicinato, si presentano come una vera e propria texture mimetica militare. Il marmo immortala il disfacimento della bandiera e allo stesso tempo fa riferimento all'articolo 11 della Costituzione italiana, secondo cui l'Italia rifiuta la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli. Le piegoline che increspano la superficie stridono con la staticità del marmo, e ne celano la reale pesantezza".




mercoledì 16 settembre 2009

Michel Onfray


I suoi libri li avevo già notati. Gli giravo attorno da un po' sugli scaffali delle librerie, ma non sapevo se potevo fidarmi. La filosofia è tra le materie ricche di cialtronismo, e la distanza tra quello che promette la copertina e quello che mantiene la pagina, spesso è incolmabile. C'era questo titolo, L'arte di gioire, che mi attirava. Ma poi andavo oltre. L'altra sera l'ho sentito parlare ed è stata un'illuminazione. Ero stanca, avevo la mia porzione di zuppa di verdure nel piatto e non avevo voglia di troppo silenzio intorno. Ho acceso la tv, e lui era lì, su Sky, ospite di Protagoniste. Domande a raffica delle quattro conduttrici, risposte determinate, sensate, sintetiche ma ricche di quel vissuto che non ha perso tempo nel superfluo. Michel Onfray. Francese. Filosofo. Una distribuzione dei pesi tra ciò che subiamo e ciò che siamo convinti di aver subito, che merita un approfondimento. Una mappatura delle nostre percezioni/convinzioni che si ribalta attraverso sfumature apparentemente semplici. "Un adulto è qualcuno che perdona, è una persona che non ha rancore". Semplice, certo, un concetto acquisito e radicato. L'unico problema è farlo proprio.
Michel Onfray. Un senso della laicità lucido, elementare, attraente.
La sua produzione è sterminata, ma io oggi, nel fare incetta sugli scaffali, ho scelto "solo" quattro titoli: L'arte di gioire. Per un materialismo edonista (Fazi, 18.50 euro), La potenza di esistere (Ponte alle Grazie, 15 euro), Teoria del corpo amoroso (Fazi, 9.50 euro) e La politica del ribelle. Trattato di resistenza e insubordinazione (Fazi, 17.50).
Nella foto ne manca uno, La potenza di esistere: se lo è preso Paul dal sedile della mia auto, prima che facessi in tempo a portarlo a casa. Le raccomandazioni su come trattarlo lo hanno inseguito per metri mentre si allontanava.....


mercoledì 9 settembre 2009

Demenza, intelligenza, leggerezza

La demenza può essere un concetto molto radicato negli individui, ingrediente irrinunciabile di quel mix di intelligenza, sapere e leggerezza che è l'ambizione di noi tutti.
Non aggiungo altro.




domenica 6 settembre 2009

Libri-Libri, come ricami

La sintesi culturale tra il leggere e il fare arte sta nelle opere di Vito Capone, e nei libri che ho visto e filmato alla Biblioteca di Como. La breve introduzione spiega come il suo percorso di ricerca lo abbia portato a realizzare questi delicati manufatti con il materiale e l’immaginario del libro, del testo, del volume. In mostra sono presenti circa una ventina di opere realizzate negli anni Ottanta, esposte fino al 13 settembre. Nei suoi libri, o nei singoli fogli, la carta diventa scrittura, messaggio, struttura parlante, grafica, scultura. Oggetti da sfiorare con lo sguardo, così leggeri negli intagli e nelle lavorazioni da rendere impossibile sfogliarli, piegarli, viverli come un qualsiasi oggetto libro.



giovedì 3 settembre 2009

Scrivere zen


Natalie Goldberg lo ha pubblicato nel 1986, eppure i suoi vent'anni di letture e ripubblicazioni li porta egregiamente. Scrivere zen, continuamente ristampato da Ubaldini Editore (170 pagg., 12 euro), è ancora oggi uno dei migliori libri di approccio alla scrittura. Parlo di libro e non di manuale non a caso, perché si tratta di una lettura da cui emergono insegnamenti concreti, che sono però il risultato di un modo morbido di avvicinare le cose che ci circondano, e di guardarle da un punto di vista che abbiamo a portata di mano, ma che magari non riusciamo a cogliere senza un preciso stimolo. In questo periodo sono molto orientata verso il tema della scrittura più che della lettura, e da queste pagine sono usciti spunti notevoli. Scrivo ogni giorno, da anni. Centinaia di righe motivate o svogliate, schemi ricorrenti e contenuti precisi ma quasi privi di libertà stilistica. Quello che cerco nei libri di questi giorni è un altro tipo di scrittura, quella capace di farti confrontare le cose, ti tirarti fuori un pensiero che non sai mettere a fuoco, di farti stare bene. La scrittura come atto terapeutico la definisce Elisabetta Bucciarelli nel titolo di un saggio pubblicato da Calderini nel 1996, con un impianto che regge ancora oggi in molti suoi passaggi.
Ho preso nota degli esercizi che la Goldberg suggerisce, o che mi sono venuti in mente leggendo questo suo avvicinarsi con delicatezza alle cose che la circondano, per poi trovare la chiave con cui raccontarle.