giovedì 28 luglio 2011

Piero Colaprico, Le cene eleganti


Monza, Villa Reale
Una Ruby-Rubacuori raccontata con passo narrativo, come se fosse la protagonista di un romanzo metropolitano che, nella sua verità assoluta, mostra la forzatura e la fatica del voler vivere in altri mondi. I verbali delle Volanti scandiscono ogni momento della sua marcia verso Arcore, luogo fastoso e claustrofobico dominato dalla povertà umana di una corte dei miracoli elegante, dalle ambizioni bulimiche catapultate verso il denaro e l'ingordigia. Il tutto, il tanto e il subito. L'incapacità di darsi un limite. Sopra ogni cosa "Lui", che chiude questa inchiesta dagli eccessi favoleschi, vissuta da dentro e ricostruita con l'enfasi di chi sa raccontare le cronache cucite sulla pelle di chi le vive.
Piero Colaprico, Le cene eleganti (Feltrinelli, 250 pagg., 15 euro). 


venerdì 22 luglio 2011

Esmahan Aykol, Appartamento a Istanbul



L’energia, prima di tutto. E’ l’immagine che rimane di lei, sopra ogni cosa. Quel suo vagare quasi disordinato eppure deciso, come se non fosse importante avere una meta precisa, ma solo muoversi. Uscire a fumare una sigaretta, cercare un ristorante senza accorgersi che sta lì di fianco, e che tutti sono già al tavolo. Di Esmahan Aykol rimane un senso di simpatia e divertimento, la stessa gradevolezza istantanea che trasferisce nella sua scrittura. In Hotel Bosforo e Appartamento a Istanbul (pagg. 319, 14 euro), i suoi  due romanzi pubblicati in Italia da Sellerio, in attesa della serie già tradotta in altre lingue, non racconta storie facili: scivola in mezzo alla criminalità organizzata, ai rapporti internazionali tra polizie chiamate a indagare su uno stesso caso, si sposta verso reati difficili da trattare e da accettare. Mostra la naturalezza di una società dove la corruzione viene intesa come atto di generosità e gentilezza.  Affronta, con decisione, la condizione della donna nel suo paese, la Turchia. Eppure non ci sono mai pesantezza, volontà di complicare le cose, intralcio delle percezioni. C’è solo la voglia di raccontare, descrivere personaggi con antipatie e simpatie, far entrare in scena un poliziotto bello, bellissimo, per poi accorgersi che quella Kati Hirschel che indaga nei suoi libri, mai e poi mai si sarebbe potuta innamorare di un uomo con la divisa e la pistola. E quindi concedersi il piacere di cacciarlo fuori dalle pagine senza ripensamenti. Una decisione che Esmahan ha preso con particolare divertimento, diffidente e quasi ostile a qualsiasi ingerenza dei poteri nelle esistenze di chi un paese lo fa partendo dal basso. Combattiva e pronta a prendere posizione davanti a chiunque si faccia rappresentante delle ipocrisie e mistificazioni di chi finge che tutto stia andando per il verso giusto. Della finzione che, tra i primi problemi da risolvere, in un paese come la Turchia che ha abbandonato l'idea di essere Europa, ci sia la gestione interna dell’esercito, e non un’uguaglianza di diritti che ancora si fa attendere. La donna, nella narrazione della Aykol, ha forzatamente un ruolo centrale: capace di volare alto rispetto a qualsiasi ruolo marginale, di andare avanti da sé, di ignorare le allusioni e le frasi fatte, la subordinazione implicita in ogni gesto maschile, anche nei tentativi di seduzione e galanteria. La sua autonomia passa soprattutto attraverso la consapevolezza politica e sociale, la capacità di tenere le distanze giuste rispetto a ciò che non condivide, o che le viene imposto. L’ironia è un altro passaggio fondamentale: nei personaggi c’è sempre un’ombra di rocambolesco, di fatalista e di illusorio, che allunga le distanze rispetto all’Occidente. Raccontare il contrasto tra turchi e tedeschi è inevitabile per chi, come lei, è vissuto tra Istanbul e Berlino. Il Bosforo caotico, inquinato, chiassoso e carico di pregiudizi in cui Kati-Esmahan si muove frenetica, è il luogo dove ci si sente sempre a casa, dove si ragiona nella giusta direzione e dove, concedendo un po’ di bontà a se stessi, si comprendono gli altri, qualunque sia la loro provenienza. Anche nelle distanze incolmabili che separano polizia e criminali, amici veri e banali figure di passaggio.


domenica 12 giugno 2011

Procedere


Si intitola Procedere, poche righe illustrate da una monotipia di Miss.Goffetown Qb/Fulvia Monguzzi, artista che amo molto e che ha interpretato il pensiero che sta nella pagina precedente: il tentativo zoppicante di andare avanti in un percorso, e di trovare una direzione lineare. Lo abbiamo realizzato assieme, a Osnago, nella casa-laboratorio di Alberto Casiraghy, "editore che sforna libri in giornata". Io allineando i caratteri in piombo fino a formare la frase da stampare su carta tedesca, Fulvia intervenendo graficamente sulla copertina dopo aver inserito le sue trenta monotipie. Questo Pulcinoelefante, fa parte di una serie speciale di otto titoli, realizzato ognuno in trenta copie, in occasione della mostra inaugurata ieri allo Spazio Libri Laboratorio La Cornice di Cantù.
Un'idea nata lo scorso autunno, a cui hanno partecipato Corrado Levi e Alvaro Molteni / Pietro Testori e Valerio Gaeti / Eli Colombo e Battista Luraschi / Chiara Giussani e Marzio Porro / Giampaolo Mascheroni e Davide Cerati / Peppo Peduzzi e Battista Luraschi / Elisabetta Bucciarelli e Silvia Levenson. Artisti, poeti e amici che frequentano la libreria-galleria d'arte di Cantù.
Di questi libri delicati e rari come pezzi d'arte, ormai oltre cinquemila titoli che formano il catalogo delle edizioni Pulcinoelefante, avevo parlato qui





sabato 21 maggio 2011

Elisabetta Bucciarelli, Corpi di scarto


La discarica è diventata il loro mondo. Ragazzi, poco più che adolescenti ma già grandi, lasciati a fare i conti con i limiti da imporsi, e con la differenza tra il dover rinunciare e tutto e il non saper rinunciare a nulla. Iac, Saddam, Argo Zimba e Lira Funesta vivono lì dentro, protetti da un varco di mattoni che sigilla la recinzione, in un finto equilibrio tra sprechi, avanzi, esuberi, vite degli altri che si accatastano e deperiscono. Mappano gli spazi con scioltezza, si ritagliano i loro e sfidano il finto ordine che suddivide materie prime e possibilità di recupero, le montagne di rifiuti come se fossero colline di un parco, la "cosa", termine ultimo di ciò che non può avere altra vita, e che distrugge anziché essere distrutto. Melma non definibile, tossica e mobile, sfuggita al controllo di chi l'ha prodotta e di chi la alimenta. Corpi di scarto di Elisabetta Bucciarelli (Edizioni Ambiente, pagg. 223, 15 euro) è una favola virata al nero, senza indagini né colpevoli da inseguire, perché le colpe, in questa immensa produzione di scarto che degrada e punisce, sono troppo in alto per avere un volto o un nome. Troppo collettive, troppo distanti dalle loro conseguenze. Ci prova Lorenzo a inseguirli i colpevoli, vigile del fuoco che più di altri può capire il significato degli incendi, degli odori e degli strani movimenti che avvengono nel buio. Ci prova ma deve abbandonare. Corpi di scarto è anche una storia di ragazzi, di adolescenti. Iac e Silvia, che intuiscono di piacersi senza riuscire a parlarsi, tenuti troppo distanti da dialoghi che nascono da desideri tronchi. Saddam, fuggito dalla Turchia per arrivare a vivere nell'immondizia, con la dignità di chi è sempre pronto a fare il passo avanti. Argo Zimba, che fugge dal nome che gli hanno imposto i genitori adottivi, e ricicla il mondo mentre rinnova se stesso. Lira Funesta, che cerca l'amicizia, quella che non trova dall'altra parte del muro. Non c'è Maria Dolores Vergani in questo libro, ispettore di polizia che ha tracciato il percorso narrativo di Elisabetta Bucciarelli, fino all'assegnazione del Premio Scerbanenco 2001. Ma qui stiamo raccontando un'altra storia. 

domenica 20 marzo 2011

Made in Taiwan a Cantù






Da ieri allo Spazio Libri Laboratorio La cornice di Cantù - luogo da conoscere e frequentare - otto artisti taiwanesi, o che hanno legato la loro vita a Taiwan, espongono una selezione delle loro opere. La mostra, originale e inedita, rimarrà allestita fino al 23 aprile, e propone i lavori di Chen Minghuei, Chu Yaouhong (Beni, per chi la conosce), Hsu Kueiling, Kun, Tsui Yungyen, Lin Chin-An, oltre a quelli di Stefano Misesti - Chu Mijie (autore delle foto di questo post) e Paolo Rui - Lu Paole: entrambi italiani, hanno scelto Taiwan come luogo per passare una parte importante della loro vita. Quasi tutti gli artisti hanno uno stile molto grafico, con una forte impronta da illustratori, che per alcuni costituisce la professione principale. Insieme creano un effetto divertente e leggero. Qui altre foto e le bio degli artisti.

venerdì 25 febbraio 2011

Rosa Mogliasso, L'amore si nutre di amore

Opera di Miss Goffetown, Il flusso del cuore
Viene uccisa di notte a Montecarlo. Ha perso i suoi sandali costosissimi, viene ripescata dal mare dopo ore, ma nei polmoni ha acqua dolce. Attorno a lei non ha amici, ma conta così poco da non avere nemmeno veri nemici. Perché è tanto ricca quanto sciocca. Ex hostess e ora moglie - ovviamente insoddisfatta - di un banchiere, diventa il caso di cui si deve occupare Barbara Gillo, commissario della Questura di Torino, in L'amore si nutre di amore (Salani, 272 pagg, 14 euro). Attorno a questo delitto ruotano altre storie che finiranno per sfiorarsi, personaggi che nella vita si arrangiano e rincorrono il denaro facile, denominatore comune e fonte di sarcasmo dei libri di Rosa Mogliasso. Dalla Costa Azzurra l'indagine arriva a Torino, dove la Gillo è già occupata su altri fronti: la scomparsa di un ragazzo  bello e promettente, ma anche la scomparsa dalla sua vita di Massimo Zuccalà, il collega al quale aveva ceduto nel precedente romanzo, L'assassino qualcosa lascia. Lui più che scomparso, è parcheggiato in Sicilia ad allenarsi in tradimenti con giovani studentesse. Attorno, la Gillo Barbara, ha l'erudito e sagace vice Peruzzi, una sorella dalle eccessive premure, qualche corteggiatore che meglio perderlo. L'indagine si popola invece di una prostituta truffatrice di alto livello, capace di sparire al momento giusto. Di un marinaio molto bello e altrettanto arrivista. Di una popolazione inutile in qualsiasi luogo e situazione, capace solo di fare da contorno anche davanti a un delitto. 

Chi è Barbara Gillo? 
E' una compilation di handicap: troppo bella, troppo intelligente, troppo sola (le belle intelligenti, spesso, non vanno con nessuno perché innervosiscono, dico nell'Assassino...). In più è armata! Insomma la ragazza ha il suo bel daffare a trovare un fidanzato e contestualmente a difendere Torino dal crimine. Non la invidio. E tu?

Perché attorno ai tuoi delitti girano sempre molti soldi?
Perché i soldi sono sinonimo di potere. E poi, in circolazione, ci sono tante material girls e tanti material boys che non sanno costruire ponti strallati.

Chi ha bisogno di uccidere?
Solo gli stupidi uccidono per risolvere i propri guai. Filippa, la prostituta truffatrice, che non è stupida, non ucciderebbe mai. L'omicidio complica, non risolve, e questo è un bene per gli scrittori, ci aiuta a tessere trame.

sabato 1 gennaio 2011

Le luci nelle case degli altri


Una grande passione per gli esseri umani, che coniuga due anime: la scrittura e la radio. Chiara Gamberale, dopo La zona cieca, dove aveva raccontato la difficoltà di lasciarsi, torna a parlare di coppie, dei modi - mai facili - di pensare la famiglia e di farla sopravvivere. Sono diverse e difficilmente conciliabili le famiglie che popolano il condominio di via Grotta Perfetta 315 a Roma, a volte non si riesce nemmeno a pensarle come tali, eppure Mandorla, la protagonista di Le luci nelle case degli altri (Mondadori, 392 pagg., 20 euro) le vive tutte per cercare il suo luogo. La storia parte da un paradosso, la morte della madre della piccola Mandorla, che lascia una lettera in cui annuncia che il padre della bimba vive in quel palazzo di cui era amministratrice. Basta una riunione condominiale per chiarire che nessuno ha voglia di dare una risposta certa a quella domanda che scatena un giallo emotivo, e così è l'intero condominio ad adottare la piccola. "Viviamo tutti all'oscuro di qualcosa che ci riguarda - dice la Gamberale, riprendendo un passaggio che è il nodo fondamentale di questo libro e dei temi che affronta -. All'inizio fa un po' paura pensarci, poi sempre meno".

Che libro è Le luci nelle case degli altri?
E' un libro sulla famiglia, ma ancora prima sulla capacità di accudimento che tutti noi portiamo dentro. E' anche un libro in cui, attraverso la figura di Mandorla alla ricerca della sua identità, cerco di ragionare sulla volontà di capire chi sono le persone che ci circondano, e chi siamo noi. Lo faccio attraverso cinque modelli di famiglia, uno per ogni piano. Al primo la donna rimasta sola, al secondo la famiglia post-patriarcale, dove la moglie è molto forte. C'è poi la coppia di omosessuali che mette il matrimonio e la paternità al centro, perché sono cose che non possono avere. Al quarto piano riprendo i due protagonisti del precedente romanzo, La zona cieca, che sono due figure molto autoreferenziali, per concludere con la famiglia perfetta, il nucleo stabile del quinto piano, dove all'apparenza tutto funziona come deve. 

Qual è l'aspetto toccato in questo libro a cui sei più legata?
Sono diversi. Mi piacciono i lati meno nobili dell'esistenza, e in questo romanzo sono stata più comprensiva con i difetti dei protagonisti. C'è poi il grande tema di fondo, capire chi sono le persone che abbiamo accanto, e la difficoltà di ammettere che possono avere un ruolo diverso da quello per cui le conosciamo. Mi piace anche pensare che si riesca ad uscire dai condizionamenti della nostra infanzia, che ci sia una parte di vita che è solo nostra. 

E' un tema risolto?
In questo libro ho risposto a cose sulle quali sto ancora riflettendo, e ho voglia di stare ancora un po' con loro. E' ancora presto per separarmene e pensare a un altro romanzo. Non so quale sarà il tema di cui avrò voglia di parlare. Del resto la scrittura ti mette in una piccola condizione di estasi, puoi lasciarti andare senza farti male: anche se penso qualcosa prima, poi mi fido di quelle che succede quando mi metto davanti al pc.