martedì 3 novembre 2009

Valerio Varesi, Il commissario Soneri e la mano di Dio


Dopo undici romanzi e tre serie televisive, il commissario Soneri di Valerio Varesi non ha più bisogno di introduzioni. Le nebbie, le città padane, il ritmo sempre privo di affanni, il gusto per la riflessione e l'osservazione. L'introspezione. La scrittura fluida. Costruzioni limate un libro dopo l'altro, fino a quest'ultimo: Il commissario Soneri e la mano di Dio (Frassinelli, 279 pagg, 18 euro), con il fiume gelido che restituisce un cadavere. Il primissimo romanzo, poco conosciuto, è stato pubblicato nel '98 dalla casa editrice Mobydick di Faenza e si intitolava Ultime notizie di una fuga, dove la famiglia Rocchetta sparita nel nulla ricordava fortemente i Carretta di Parma. Questo è il rimasto il suo modo di avvicinarsi alla narrazione: Varesi pesca dalle cronache, si fa suggestionare, immagina scenari suoi e costruisce storie che diventano trasversali, si sganciano dal contingente e affrontano, di volta in volta, un tema dell'animo umano.

Che Soneri troviamo in questo nuovo romanzo?
I lettori mi dicono che il mio commissario è sempre più arrabbiato. Per la verità, non so dargli torto visti i tempi. In questo libro si scontra con un paese che è una comunità chiusa dove si incrociano leggi non scritte, ma sedimentate negli animi, e la modernità. Un posto glocal, come si usa dire. Vi troverà un prete animato da un cristianesimo eversivo e un guardaboschi che si dedica a un compito il cui risultato andrà molto oltre la sua vita: la cura di una grande faggeta prossima al crinale d’Appennino.

Il tema del confronto/scontro con il diverso torna anche in questa storia, ed è quasi una costante delle riflessioni del tuo commissario. Possiamo pensarlo come il pensiero a cui è più legato Soneri?
E’ uno dei temi che attraversano l’oggi dunque anche le sue inchieste. Il diverso non è solo lo straniero, ma anche chi la pensa diversamente. In questo senso, Soneri, è diverso dalla maggior parte delle persone che lo circondano. L’alterità col reale è qualcosa che gli appartiene e non solo perché si confronta con un’umanità sfuggente alle sue domande, ma perché non gli piace il mondo in cui vive. Perché aveva sognato tutto molto diverso. In questo senso è lui il diverso rispetto al conformismo dilagante e allo sfascio della coscienza collettiva.

Tra il Soneri televisivo e quello di carta c’è più distanza o commistione?
Con l’ultima serie tv si è scavato un solco profondo tra il Soneri del piccolo schermo e la mia creatura. Si può dire che le due rappresentazioni, nate da un’unica fonte, hanno preso strade diverse crescendo. L’ambientazione è cambiata col trasferimento a Torino, i personaggi a contorno non ci sono più e in televisione il commissario ha persino cambiato compagna. Io non decido le scelte della Rai, ma mi sembra che la terza serie tv abbia tolto a Nebbie e delitti il suo segno caratterizzante. A Torino, peraltro città bellissima, girano un po’ tutti per via della "film commission" che finanzia i produttori, col risultato che tutti gli sceneggiati si assomigliano. Resta solo l’interpretazione calzante di Barbareschi.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Valerio...una persona eccezionale, oltre che un ottimo scrittore.
Ciao Paola!
Annalisa

SenzaUnaDestinazione ha detto...

Un persona davvero cara....