domenica 11 luglio 2010

Giulio Giorello, Lussuria



La lussuria è una modalità irrinunciabile dell'esistere. Dopo aver speso qualche attimo per  metterne a fuoco il concetto, capire a chi si rivolge e quando - al di là dello stereotipo - ci si rende conto che facilmente di ritrova nell'arte, nella storia, nella narrativa. Meno visibile, ma ben radicata, entra nella costruzione della socialità e dei rapporti interpersonali. Spesso determina le scelte politiche e il divenire di trame ampie, nel realizzare la propria volontà di affermazione, caratteristica insita di ogni forma di lussuria. A questa "passione della conoscenza" è dedicato il breve ma esaustivo saggio del filosofo Giulio Giorello, Lussuria (Il Mulino, 200 pagg., 15 euro), quinto volume di una collana che esplora i sette vizi capitali. La sua esplorazione va al di là dell'eros, della creatività e dell'arte, e diventa piacere di conoscere portato agli estremi, abbattimento di qualsiasi limite e vincolo. Una modalità che ignora i preconcetti, scatena insofferenza nei confronti di qualsiasi dogma. 

Etimologicamente come si colloca la lussuria?
Viene naturale unirla al lusso e all'eccesso, perché sono entrambe manifestazioni debordanti. In realtà la sua etimologia è più articolata: nel tardo medioevo veniva associata alla perdita di controllo, all'essere vinti da una forza a cui non si riesce a resistere. Dalla lussuria ci si salva solo scappando... Del resto dante colloca i lussuriosi nel primo cerchio dell'inferno, trascinati da un vento al quale non si possono sottrarre. Il dissoluto si lega alla lussuria: è uno spendere le proprie energie nei piaceri, così il grande libertino diventa un dissoluto a sua volta. I giochi di parole sono infiniti, e possono moltiplicare i significati della lussuria...

Paradossalmente la lussuria è insoddisfazione più che soddisfazione...
Esatto, non viene mai totalmente soddisfatta, ma questa è la sua forza e non il suo limite. Non si tratta di analisi mitologica, ma di frequentazioni storiche, mitologiche e letterarie che ci dimostrano come tutto confluisca nella teoria della conoscenza e del potere, che a sua volta si trasforma in una volontà di potenza a carattere sessuale. La lussuria è comunque la volontà di andare oltre. Lo dimostrano i grandi miti, che sono un punto di partenza, ma che allo stesso tempo non se ne sono mai andati: rivivono continuamente nel nostro oggi. In questo le figure femminili sono potenti, distruttrici, ma capaci di portare avanti la vita. Questa ambivalenza dell'antica dea è importante, perché il soggetto umano si compone nello scontro con lei. C'è anche una componente di morte nell'avventura del lussurioso, e Don Giovanni ne è l'icona. Rimanda alla debolezza, all'incapacità di avere il controllo di sé. 

In che modo si incrociano potere e lussuria?
Vizi, patologie e difetti in origine hanno forti motivazioni politiche. Si riconducono a persone capaci di fare della lussuria uno strumento di potere e di conoscenza. Questa passa dal corpo, così come le idee. Così conoscenza e politica si sposano nella lussuria, e ogni concubina può essere vista come fonte di conoscenza. 


1 commento:

LueXSsuria ha detto...

Se giustamente la Lussuria non ammette vincoli e può quindi avere una portata estrema e dirompente essa è quindi un' esigenza tutta naturale e fisica irrinunciabile e come la violenza incontrollata ed incontrollabile può far commettere omicidi,essa può far deviare irrinunciabilmente da una condotta di vita basata sulla religione ed eticamente corretta.
Quindi esiste un' esigenza che nasce dalla natura stessa dell' uomo come pulsione da appagare, come "libido" direbbe Freud, la cui soddisfazione non contrasterebbe la natura dell' uomo ma sicuramente contraddirebbe i precetti di una morale religiosa che andrebbe contro la "libido" pulsione e forza dell' uomo data da Dio.
Il problema allora della religione ed in particolare del cattolicesimo è quello di aver creato una separazione nell' essenza stessa delle cose,intravvedendo il bene ed il male e contrapponendo falsamente l' esistenza di un' entità del Male a dispetto di quella del Bene.
Si è creato un Dio creante ogni cosa e per giustificare l' imperfezione di alcune esistenze la religione ha inventato l' inferna entità di Satana insieme al senso di peccato ed alla connessa paura di condanna eterna.
Ecco allora che il passaggio al laicismo è una tappa che giustifica la nuova visone del mondo permeata dalla credenza scientifica più reale più utile e conveniente sempre più lontana dalle norme di una religione troppo esigente ed oppressiva.
Lo stesso cattolicesimo ci ha allontanato da Dio e dalla stessa nostra natura!!!