mercoledì 10 dicembre 2008

Le donne di Alicia


Il Premio alla carriera Raymond Chandler Award 2008, è andato ad Alicia Giménez-Bartlett, scrittrice catalana creatrice dell’ispettore della polizia di Barcellona Petra Delicado, ma anche autrice di numerosi libri di narrativa svincolata dal genere, come l’ultimo uscito. “Sono molto orgogliosa di ricevere questo premio – ha detto mentre Dario Argento, sul palco del Courmayeur Noir in Festival, le assegnava il riconoscimento – ma credo che anche Chandler apprezzi il fatto che sia stato dato a me”. Un’ironia che si ritrova nei suoi libri, nelle sue donne determinate e costantemente battagliere, nei suoi uomini quasi rassegnati ma divertenti. Alicia è una scrittrice che leggo sempre (il suo nuovo libro è in arrivo, dice), che mi piace molto e mi coinvolge. Conoscerla e parlarle è stato un grandissimo piacere, che voglio condividere con chi avrà la pazienza di leggere questo post.

Impossibile non ritrovarsi in una di loro. Quattro donne che riconducono ad altrettanti modelli, cristallizzazioni delle scelte di fondo e di vita, dell’educazione, delle prospettive e le ambizioni, della dedizione rincorsa o negata. Alicia Giménez-Bartlett racchiude il mondo femminile nei quattro personaggi protagonisti di Giorni d’amore e inganno, il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia da Sellerio (445 pagg., 16 euro) misurati in una dimensione claustrofobica, che impedisce di fuggire e soprattutto di non mostrarsi. Così le verità e le bugie hanno vita breve, i drammi e gli scandali sono condivisi, l’apparenza stravolta, gli errori di valutazione smascherati, anche a costo del dramma. Queste quattro donne sono rinchiuse nel lusso fittizio di un resort per stranieri in Messico, dove passano la settimana in attesa del ritorno dei mariti ingegneri dal cantiere. Paula, dal carattere difficile, intelligente ma incline all’autodistruzione; Victoria, intellettuale misurata e ottimista; Susy, giovane e ingenua, fresca di un matrimonio costellato di grandi aspettative; infine Manuela, donna votata alla carriera e ai successi del marito, polso fermo e spirito da matrona. Tutte costrette alla forzata convivenza.
Come è stato accolto questo libro così diverso dai precedenti?
“In Spagna decisamente male. Ha ricevuto dure critiche per il suo contenuto, è stato detto che ho creato una situazione di conflitto tra queste donne, tale da farle attaccare reciprocamente. In realtà è un romanzo sull’equilibrio economico-sentimentale. E’ una storia che riproduce una dinamica: quando ci sono decisioni forti all’interno di un gruppo, ci si chiude in se stessi. Tutti viviamo in gruppi, anche se hanno forme diverse, e tutti siamo in grado di romperne gli equilibri. In questi momenti però ci si interroga sulle questioni della vita”.
Paula, che è forse il personaggio più complesso, ha un ruolo chiave in quello che accade?
“Non credo che quello che accade nel libro dipenda da lei, anche se la prima lettura può suggerire questo. Come molti intellettuali è autodistruttiva, ha estremi molto accentuati, ma anche passioni molto forti. E’ il personaggio più simile a Petra Delicado, la mia investigatrice”. 
Questo per la sua durezza?
“Petra non è simpatica, è diretta e spesso sgradevole con chi ha davanti, ma è molto ironica. Con il suo vice Firmin mette in atto ogni giorno uno scontro tra i sessi basato sull’ironia, e questo è un omaggio all’amicizia tra uomini e donne, tra persone che hanno culture e opinioni diverse. La contraddizione tra Petra e Firmin mi piace molto. Ho un’idea positiva degli uomini, perché mio padre era molto buono e ho avuto fortuna con i miei compagni. Ho lottato contro la dittatura, e in quel periodo eravamo uomini e donne insieme con lo stesso ideale. Non trovo giusto scaricare tutte le colpe su di loro, vederli sempre come dei maschilisti, degli alcolizzati o altro. Se vogliamo rappresentare la realtà, dobbiamo parlare degli uomini anche in senso positivo”. 
Che rapporto ha Petra con i delinquenti su cui indaga?
“Ha sempre un atteggiamento di pietà. Non li giustifica ma cerca di capirli, e cerca di comprendere le condizioni che li hanno portati verso il crimine. Questo non significa che si risparmi momenti di crudeltà o cinismo: in Nido vuoto usa la sua cultura per spiazzare un delinquente. In questa nostra società essere una persona che non legge e non conosce, è come non avere forza. E su questo Petra ma non si fa problemi morali”. 
Come è considerato il romanzo di genere in Spagna?
“Più o meno come in Italia. A volte mi dicono che mi stanno parlando dei miei romanzi “seri”, come se gli altri, i polizieschi, fossero uno scherzo. Però vedo che il giallo sta cambiando, è sempre più esigente dal punto di vista formale. Il romanzo di genere è umile, non è saggistica e non è poesia, è fatto per raccontare storie e fare in modo che i lettori confrontino la loro vita con ciò che accade nei libri. La prosa è mestiere, riflessione sulla vita, intelligenza e conoscenza. Questo piace molto a me e anche ai lettori, ma il loro sforzo deve essere l’esplorazione del mondo piccolo, quello che gli sta vicino, perché il nostro mondo è fatto di queste cose piccole e delle persone che abbiamo accanto”.



Nessun commento: