sabato 16 gennaio 2010

Mariolina Venezia, Come piante tra i sassi

Sullo sfondo:
bottino di una rapina in gioielleria, valore 400mila euro

Mariolina Venezia ha vinto il Premio Campiello nel 2007 con il romanzo Mille anni che sto qui, ma ora, con Come piante tra i sassi (Einaudi, 256 pagg., 17.50 euro) sembra aver cambiato prospettiva sperimentando una narrativa di indagine che si muove su più fronti, e che inizia con l'omicidio di un giovane dal tenore di vita sopra le righe, con tanto di frequentazioni sbandate e fidanzata segreta. E' il punto di partenza di un girovagare tra esistenze svendute e paesaggi lucani su cui grava la minaccia di un conto alla rovescia.
Questo libro mi è piaciuto per almeno due motivi. Il primo è che finalmente ho trovato un romanzo in cui si svolge un'indagine, che rispetta le procedure giudiziarie e i ruoli degli investigatori, e che rispecchia fedelmente tempi, ritmi e limiti degli inquirenti. C'è un magistrato, Imma Tataranni, con un suo staff di polizia giudiziaria, inquirenti esterni alla Procura che non fanno nulla senza precise disposizioni, e che quando possono si allargano in piccole esibizioni di potere fine a se stesse. Già questo è un grande risultato in un panorama narrativo pieno di agenti scelti che risolvono da soli indagini di mafia, che procedono agli arresti senza chiedere niente a nessuno o che fanno gli interrogatori come se fossero due chiacchiere al bar. Sono aspetti che mi hanno sempre infastidita, perché le imprecisioni e le forzature in una materia che è strettamente tecnica, servono solo a trasformare la Giustizia in una coperta che ognuno tira dalla parte che vuole. Se un libro serve a trasmettere conoscenza, oltre che divertimento, lo deve fare con serietà. Si è mai visto, anche con tutta la libertà che si prende la fiction, un'infermiera che opera un paziente e dirige l'équipe medica? O un muratore che calcola il limite di portata di un viadotto? Invece quando si racconta un'indagine c'è la licenza di rendere tutto credibile: così la finzione che si nutre di possibilismo, fa il paio con le imprecisioni dei tg nazionali e della cronaca improvvisata, con tutto quello che ne deriva.
Altro aspetto che mi ha reso gradevole questo romanzo: Imma Tataranni, la protagonista, sostituto procuratore a Matera, è un personaggio che, messo sulla carta, risulta profondamente simpatico. Ha tutti i requisiti per non esserlo, eppure l'effetto è esattamente il contrario. Con il suo abbigliamento chiassoso, la sua sciatta bruttezza portata con orgoglio, il disordine della vita privata e la poca intelligenza su cui ha fatto un lavoro certosino di consapevolezza e ottimizzazione. Ne abbiamo viste tante così durante le nostre giornate, e sempre ci hanno fatto innervosire, ma questa Imma invece ci piace. Forse perché sta dentro un libro e non alla scrivania accanto alla nostra, ma la sua profondità emotiva rischia di rappresentare quello spessore che ci sfugge in molte persone con cui abbiamo a che fare, e alle quali non abbiamo abbastanza tempo da dedicare.


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